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L’estate, si sa, evoca immagini di vacanze, spiagge, sole e libertà. Ma si sa anche che noi maniaci non stacchiamo mai dalla musica, anche perché lei, la musica, è già di per sé una vacanza dalle scocciature della vita. Questa Top 10 estiva, questa Summer For Bunnies, ha un filo conduttore molto semplice: tutti i brani devono contenere la parola Summer nel titolo. Troverete alcuni pezzi iper famosi, altri meno. Nessun limite di genere o periodo. Qualche brano vi farà muovere la testa mentre siete seduti al chiosco a mangiarvi un gelato. Qualche altro pezzo, anzi la maggior parte, vi farà guardare l’orizzonte con malinconia mentre siete sotto l’ombrellone con una birra in mano. Perché, si sa, noi Indies non siamo contenti se non ci passa qualcosa tra le orecchie che ci faccia languire e fantasticare. Tutte le dieci canzoni, speriamo, vi regaleranno almeno un ricordo legato a un’estate o almeno vi terranno compagnia nell’agosto che state passando.

10. Of Golden Summer
2016, di Sao Paulo Underground

“Of Golden Summer”, brano preso da “Cantos Invisiveis”, incarna perfettamente l’essenza dei Sao Paulo Underground. Un’elettronica intricata e avvolgente, che subito ci trasporta in un viaggio sonoro attraverso paesaggi metropolitani e la tromba di Mazurek che ci conduce tra i paesi tropicali, caldi e vibranti. Sintetizzatori ed effetti elettronici apportano un tocco etereo e futuristico. Ci sono leggerezza, gioia e insieme malinconia che evocano l’idea di un’estate dorata che sentiamo vicina eppure forse non ci sarà mai. Un coro entra alla fine del secondo minuto e nel finale prende la scena da protagonista. Ora l’estate dorata è arrivata. Immaginate una sera d’estate in giro per una metropoli fumosa. A poco a poco, le luci degli appartamenti nei grattacieli si accendono e tutto è luminoso e limpido. Questo è il viaggio che ci fa fare “Of Golden Summer”.

9. Indian Summer
1988, di Beat Happening

Il significato di Indian Summer è il corrispondente alla nostra Estate di San Martino, il nome con cui viene indicato un periodo autunnale in cui, dopo i primi freddi, si verificano condizioni climatiche di bel tempo e relativo tepore. “Indian Summer” dei Beat Happening è un brano che incarna l’essenza stessa del lo-fi e del movimento indie pop degli anni ’80. Originari di Olympia, Washington, i Beat Happening sono stati pionieri nel creare un suono autentico e minimalista che ha influenzato innumerevoli band successive. La canzone, inclusa nell’album “Jamboree” è di una semplicità disarmante e ci cattura con la sua atmosfera nostalgica. Chitarra acustica ripetitiva e accattivante, accompagnata da una sezione ritmica asciutta. Un approccio spartano, diretto e sincero. Il canto di Calvin Johnson, con il suo timbro profondo e leggermente monotono, è quasi ipnotico. C’è un senso di tempo sospeso, tipico di quelle giornate che sembrano durare per sempre ma che, allo stesso tempo, sono destinate a finire.

8. Summertime Clothes
2009, di Animal Collective

“Summertime Clothes” degli Animal Collective è un’esplosione di suoni e colori, di energia e spensieratezza. Un rave hippie in mezzo all’arcobaleno. Un’orgia psichedelica al Moulin Rouge. Estratta dall’album “Merriweather Post Pavilion” del 2009, la canzone è un esempio luminoso del talento della band nel combinare melodie pop con sperimentazioni sonore. I sintetizzatori creano un tappeto sonoro ricco e stratificato e arriva così un groove irresistibile. Ogni elemento è meticolosamente orchestrato per contribuire a un’esperienza sonora immersiva. La voce di Avey Tare, accompagnata dai cori e dalle armonie eteree di Panda Bear, è piena libera e selvaggia come l’estate. Il ritornello di “Summertime Clothes” si stampa immediatamente in testa. È un inno all’estate, che celebra la bellezza delle notti calde e l’energia inesauribile dei giorni estivi. Invita a lasciarsi andare, a godere del momento e a celebrare la bellezza e la magia della stagione estiva.

7. Summer Well
2010, di Interpol

“Summer Well” degli Interpol è un brano tratto dal loro quarto album in studio, “Interpol”, pubblicato nel 2010. Ritmo irresistibile, ipnotico. Voce calda e cupa, come il ritornello che riesce ad essere trascinante e sfuggente al tempo stesso. Ricordi di un’estate piovosa, passata a pensare a un amore che ci manca. Lei invece sembra aver passato una buona estate. “The rainy days The summer’s back I miss you But it looks like you summered well” Ma gli Interpol non ci fanno crogiolare nella tristezza di quel ricordo. Ci fanno ballare, in un pomeriggio d’estate. Ci fanno saltare per casa con qualche amico e tante birre. Alla faccia di chi ha trascorso bene l’estate. “I want to stay magical I want to stay yearning”

6. Summer Teeth
1999, di Wilco

“Summer Teeth” dei Wilco è la title track del loro terzo album in studio, pubblicato nel 1999. Questo brano rappresenta un momento cruciale nella discografia della band, segnando una transizione verso un suono più sperimentale e stratificato rispetto ai lavori precedenti, una volontà di spingersi oltre i confini del genere alt-country. Un’atmosfera sognante e surreale, un suono caldo e leggermente affaticato. Un vecchio cowboy che si beve una birra all’ombra d’estate mentre gli uccelli cinguettano e il suo cavallo si disseta dall’abbeveratoio. L’alt country è contaminato da un pop malinconico, come i Beach Boys che guardano un rodeo.

5. That Summer At Home
2014, di The Twilight Sad

“That Summer, At Home, I Had Become the Invisible Boy” è un pezzo degli scozzesi The Twilight Sad. L’album si chiama “Fourteen Autumns and Fifteen Winters” ed è del 2014. Una batteria dal ritmo alla Hefner, riverberi di chitarre e fisarmonica. Il canto racconta l’estate di un quattordicenne. Poi le chitarre diventano un muro e la voce diventa un pugno che batte su quel muro. Un canto pieno di pathos, che non molla un attimo la tensione. “And they’re sitting around the table And they’re talking behind your back … The kids are on fire, in the bedroom Kids are on fire, in the bedroom” I Twilight Sad prestano fede al loro nome e ci regalano un brano cupo e crepuscolare. Un’estate chiusa in una stanza mentre gli altri, fuori, guardano attraverso il vetro della finestra ma non vedono nessuno.

4. Summer On A Solitary Beach
1981, di Franco Battiato

Appena sotto il podio, uno dei pezzi più belli ed iconici della musica italiana. Suoni e parole sono una fonte inesauribile di immagini ed emozioni. Ti ritrovi ad occhi chiusi a muovere le mani come se ascoltassi Chopin, a bere le parole come se leggessi un racconto di Hemingway o Scott Fitzgerald. Si crea subito un senso di sospensione nel tempo, come se la spiaggia solitaria fosse un luogo fuori dal mondo, dove il tempo scorre in modo diverso. Battiato dipinge una scena di solitudine estiva di rara bellezza. “Mare, mare, mare, voglio annegare Portami lontano a naufragare Via, via, via da queste sponde Portami lontano sulle onde”

3. Summertime Sadness
2012, di Lana Del Rey

Una semplice canzone può essere un kolossal cinematografico? La risposta è sì.

Basta ascoltare “Summertime Sadness” di Lana Del Rey. Il brano incarna perfettamente il marchio di fabbrica dell’artista: una fusione di malinconia, romanticismo, nostalgia glamour vintage e tanto, tanto Cinema, nel senso più positivo del termine. Pubblicata come singolo dall’album “Born to Die” nel 2012, la canzone è diventata rapidamente uno degli inni distintivi di Lana Del Rey. Il brano si apre con una strumentazione ricca di sintetizzatori eterei e archi che evocano, appunto, un senso di grandezza cinematografica, Poi entra la base di batteria elettronica. La voce di Lana, con il suo timbro caldo e avvolgente, è al centro della canzone. La sua interpretazione è allo stesso tempo vulnerabile e determinata, triste e potente. Sinceramente non so se il titolo della canzone ha qualcosa a che fare con la poesia di Mallarmé “Tristezza d’estate” né ho fatto ricerche a riguardo ma a me l’ha subito ricordata. “L’oro dei tuoi capelli è un sole che riscalda e brucia incensi che si mescolano con pianti d’amore. Questa calma immobile dell’estate ti rattrista e desideri che io ti baci con più forza. I tuoi capelli sono un ruscello tiepido dove affondare l’anima e i suoi tormenti. Assaggerò le tue lacrime che forse mi renderanno insensibile come l’azzurro e le pietre d’estate.”

2. Indian Summer
1970, di The Doors

Ancora “Indian Summer”, ancora l’Estate di San Martino.  Stavolta evocata dai Doors e da James Douglas Morrison. Le strofe sono una dolce filastrocca psichedelica. La musica ricorda un Raga suonato attorno ad un fuoco. Il ritornello, poi, si apre ad una dolcezza infinita. Un invito a godersi il tepore dell’estate di San Martino senza preoccuparsi che finisca ma accarezzando il momento. Questo brano, incluso nel loro album “Morrison Hotel” del 1970, rappresenta un momento di quiete contemplativa all’interno del ricco e variegato repertorio della band. La canzone si apre con un delicato arpeggio delicato di Robby Krieger e la voce morbida e sussurrata di Jim Morrison. Si crea subito un’atmosfera intima, immaginifica e vivida che richiama, appunto, quel periodo dell’anno caratterizzato da un calore inaspettato e fugace. Prendiamoci questo calore, chiudiamo gli occhi e sogniamo le notti d’estate.

1. Summertime
1968, di Janis Joplin

In “Summertime”, il canto di Janis Joplin è un artiglio che ti dilania l’anima. I brividi a fior di pelle iniziano quando apre bocca e terminano quando si conclude il brano. Per il sottoscritto, la più grande cover di sempre, la più grande interpretazione mai ascoltata. L’introduzione del brano, con il piatto che si sente in lontananza e l’arpeggio di chitarra elettrica che entra, è il preludio perfetto al temporale estivo che si abbatte con una violenza disarmante sulla nostra anima quando parte la voce Janis Joplin. La cover di “Summertime” è naturalmente una reinterpretazione del brano classico composto da George Gershwin per l’opera “Porgy and Bess”. Pubblicata nell’album “Cheap Thrills” del 1968 con la sua band, Big Brother and the Holding Company. La performance vocale di Janis Joplin è il fulcro di questa reinterpretazione ma l’arrangiamento musicale è altrettanto notevole. I riff di chitarra, carichi di riverberi e distorsioni, avvolgono la voce di Janis come il vento della savana può avvolgere la criniera di un leone. Qualsiasi ricordo abbiate legato all’estate, questo pezzo ve lo farà salire in cielo ed esplodere come una stella nella galassia.