Se siete affamati di alternative rock dal retrogusto ’90s, avete trovato pane per i vostri denti. “Forever After”, l’album di debutto degli statunitensi Christina’s Trip, si pone a metà strada fra la crudezza di un grunge dalle tinte noise e la dolcezza del power pop più melodico e tenero. La voce tenue della cantante e chitarrista Christina Busler infonde alle otto tracce del disco quel pizzico di delicatezza utile a creare un contrasto perenne con un sound scarno, essenziale ma di grande impatto, reso ancor più graffiante dalla totale assenza di “abbellimenti” posticci.
“Forever After” è un album dal cuore lo-fi. Suona in maniera sgraziata e sporca ma, sotto detriti di rumore e imperfezioni, si nasconde un’anima pura e candida che spicca il volo in ritornelli ben cesellati e dannatamente orecchiabili. Il quartetto di Oakland non nasconde le sue emozioni, ma dà loro maggior vigore in un’opera tanto vetusta nella forma quanto efficace nella resa.
Se il disco in questione fosse uscito una trentina di anni fa, nessun critico o ascoltatore avrebbe gridato al miracolo; anche all’epoca questo caratteristico tipo di sound – influenzato, a detta della band, da Sebadoh, Beat Happening, The Cure ed Eric’s Trip – non aveva nulla di nuovo. Ma non per forza innovazione è sinonimo di qualità. E allora ben vengano questi esordienti Christina’s Trip che, rinchiusi nel loro minuscolo mondo alt rock, sbucano fuori dal nulla per ricordarci per l’ennesima volta che non si esce vivi dagli anni ’90.
Ogni traccia è un viaggio emozionale, un’esplorazione sonora che si muove tra momenti di pura energia e sprazzi di malinconica dolcezza. La produzione volutamente minimale enfatizza l’autenticità del progetto, conferendo a “Forever After” un carattere distintivo e genuino. Più che un semplice disco, si tratta di un tuffo nostalgico in un passato musicale che continua a influenzare e ispirare nuove generazioni. Con il loro debutto, i Christina’s Trip dimostrano che la passione e l’onestà artistica sono ancora le chiavi per creare musica che risuona nel cuore degli ascoltatori. Per chiunque senta la mancanza di una delle tante ere d’oro dell’alternative rock, questo album è una piccola sorpresa a cui prestare attenzione.