The Radicant è il nome del nuovo progetto di Vincent Cavanagh, artista britannico noto principalmente per il suo passato negli Anathema. Una band storica e influente, che ha spaziato fra generi musicali assai diversi fra loro (dal doom metal al progressive rock), giunta alla fine della sua lunga corsa nel non lontano 2020. Esattamente quattro anni dopo la fine dei giochi, ci riavviciniamo al mondo del cantante/chitarrista di Liverpool con le cinque tracce di “We Ascend”, un EP di ventitré minuti dato alle stampe dai tipi della Kscope.

Un lavoro elegante, raffinato e intrigante. Ma ahimè, anche un po’ noioso. Cavanagh sarà pure un navigato ed esperto cesellatore di atmosfere sonore ma, in questo particolare caso, non riesce ad andare oltre un certo manierismo che toglie vitalità a brani che solo di facciata risultano essere sperimentali. Dietro l’attenzione certosina riservata alla qualità del sound, la cura maniacale per l’aspetto tecnico e le melodie eteree che evocano la fragile bellezza del pop più nobile e complesso, c’è sicuramente tanta classe ma davvero poca sostanza.

Nelle tracce epiche e dal gusto cinematografico di The Radicant troviamo elementi progressive, trip hop, industrial e post-punk. Tutto suona grandioso ed esagerato, avvolto in una patina dorata che soffoca le pur presenti buone idee di un Vincent Cavanagh che sembra aver preso troppi spunti dal collega Steven Wilson. Non mancano episodi interessanti (la potente “Zero Blue”, l’emozionante “Stowaway”) ma, nel complesso, l’EP scorre via senza regalare sussulti.

Il rock elettronico di The Radicant – ricco di fronzoli, assai pretenzioso e un po’ fiacco – non sembra poter funzionare così com’è stato confezionato per “We Ascend”. Consideratelo però una sorta di antipasto gentilmente offertoci da Cavanagh: pesantino e affettato, certo, ma non tutto quel che si trova nel piatto è da buttare. Speriamo solo si renda conto anche lui del fatto che è necessario perfezionare la ricetta.