I Pocket Full Of Crumbs sono un trio di San Francisco che sembra sbucare fuori da un angolo dimenticato degli anni ’90. Il loro nuovo album, intitolato “In My Hands I Hold A Lucky Cricket”, suona imperfetto e sgangherato – si direbbe una registrazione effettuata con pochi mezzi – ma gode di quello strano fascino “casereccio” che rende tanto interessanti e godibili certi lavori lo-fi che, nati e cresciuti nell’ombra dell’underground, inaspettatamente brillano per ispirazione e originalità.
Non che la band statunitense sia un concentrato di fantasia, intendiamoci. Eppure, nella grezza fusione di indie rock, emo, post-hardcore e slowcore che è alla base delle dieci tracce del disco, c’è tutta la genuinità di tre giovani artisti (il cantante/chitarrista Mark Paiz, la bassista Liv Castagna e la batterista Siena LaMere) che sanno di avere qualcosa di “diverso” da dire e, giustamente, vogliono condividere con noi ascoltatori il risultato crudo e un po’ naïf di questi sforzi.
Con “In My Hands I Hold A Lucky Cricket”, i Pocket Full Of Crumbs provano a differenziarsi dalla massa indie regalandoci una bella collezione di canzoni sempre e costantemente in bilico tra la vivacità del pop più sporco e “chitarristico” e una malinconia pura e viscerale che ha “padri” diversissimi fra loro (Sunny Day Real Estate, Slint, Red House Painters…). Il loro è un alt rock anacronistico ma dal forte impatto che, pieno zeppo com’è di imperfezioni e sbavature, farà breccia nei cuori di chi guarda con nostalgia all’estetica slacker/lo-fi di fine Novecento.
Un album piccolo ma ben confezionato che, in superficie, può sembrare fin troppo semplice e spartano; nella realtà, invece, i Pocket Full Of Crumbs sfruttano in maniera assai creativa ed efficace gli scarsi mezzi (anche, se non soprattutto, tecnici) a loro disposizione per dar vita a melodie, riff e arpeggi che grondano emozioni di ogni sorta. Indie rock essenziale ma profondo, dal gusto antico e dal forte tasso atmosferico, per chi vuole andare dritto al cuore delle cose. Senza orpelli ridondanti o inutili abbellimenti.