Strana macchina del tempo il mese di agosto che tra caldo e zanzare regala rinfrancanti sorprese come il risveglio dei Veronika Voss, band tarantina decisamente avanti e in anticipo sui tempi anche in un periodo vivace come la metà degli anni novanta, vissuto intensamente tra pubblicazioni autoprodotte, numerosi concerti in apertura degli Uzeda prima dello scioglimento nel 1996.

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Nati dall’estro e dall’energia di quattro ventenni irrequieti, chiamati come un film di Fassbinder, i Veronika Voss sapevano muoversi abilmente tra colorate attitudini pop e taglienti chitarre alt – rock, citavano Alda Merini, sembravano dei piccoli alieni in grado di produrre album come “Antipop“,  ideato e realizzato proprio nel caldissimo agosto di trent’anni fa come hanno ricordato Gemma Lanzo, Vanni Sardiello, Claudio Vozza e Gypsy Lonoce.

“The Bomb Exploded Here” raccoglie in versione rimasterizzata, per la prima vota in vinile e in digitale, l’ultima registrazione dal vivo della band, conosciuta a lungo col nome di “The Aladar Sessions” del 1995 dando nuova vita a brani dinamici, esplosivi come “Shell”, “Screw” o “Spermspit”. Urgenza espressiva immutata anche in “Magazine Pasta” e in una “Space Limbo” tirata a lucido, come “(Taking A Shine To A) Jelly Boy” del resto.

Suono distorto e mix cristallino, l’eredità di un rapporto complesso ma a suo modo magico tra il gruppo e la città di Taranto “coi piedi sul cemento, le narici in altoforno, gli occhi e le orecchie sul mondo”.  Un tuffo nel passato che al netto di ogni nostalgia permette di ascoltare, qui e ora, ciò che è stato,  quello che poteva e potrebbe ancora essere con la grinta e la passione di sempre.