Trattasi di una delle rarissime apparizioni nel nostro paese per il collettivo losangelino a nome Allah-Las.
Ad ospitarli il Magnolia in una delle sue migliori estati di sempre per quantità, ma soprattutto qualità della proposta.
Quindi anche a Milano, la band capitanata da Miles Michaud, sostanzialmente in Europa per presentare l’ultima fatica discografica dal titolo “Zuma 85“, uscita lo scorso anno, un album che aggiunge poco in termini di rinnovamento, ma che consolida il sound degli Allah-las ancora alle prese con quel misto di beat sixties, surf e un pizzico di indie rock, con l’inconfondibile passione per una strumentazione vintage, oggettistica dal suono inconfondibile.
Dicevo un album quasi di routine, ma non per questo meno interessante, o comunque sia un lavoro che mantiene invariato il giudizio. Sono quella proposta, che, inevitabilmente, o la si ama o la si odia. Nessun sussulto ammiccante con singoli acchiappa ascolti ossessivi, piuttosto uno scanzonato approccio alla materia, sempre sul pezzo e all’interno di una comfort zone collaudata.
Anche nella dimensione live, non fanno altro che enfatizzare e rendere credibile il suono diretto e senza fronzoli, che imperversa in tutte le loro produzioni. C’è una forte passione, di chi fa musica, bella in questo caso, che poi, negli anni, è diventata qualcosa di più, fino a tramutarsi in un mestiere.
Dicevo la dimensione live conferma le attese e le costituisce parte integrante dello show, che risulta fedele alla linea.
Serata di fine agosto, calda ma sopportabile, viene allestito il palco secondario del circolo, che comunque si riempirà a dovere di veri appassionati.
Parte intorno alle 20, Frank Maston, musicista aggiunto dei padroni di casa, bravissimo, ascoltato per la prima volta giusto questo pomeriggio, suite strumentali con un approccio lounge, vagamente psichedelico. Fa una mezz’ora in solitaria e rende giustizia alla musica che conta con compassioni estratte da “Tulips”, il suo ultimo lavoro.
Per le 21, Allah-Las sul palco per un’ora e 10 di set, rilassato e d’atmosfera, ben suonato e di classe, l’abituale alternarsi vocale, e sul piatto gran parte dei brani, marchio di fabbrica, di una carriera già importante e decisiva. Non è un progetto per folle oceaniche, ma per appassionati (come detto sopra stage b del Magnolia e circa 200 persone), che cantano gran parte dei pezzi. E di canzoni belle ce ne sono davvero, dalle strepitose ballad “The Fall” o “Catalina” o la quasi hit (in un mondo migliore) come “Tell Me (What’s On Your Mind)”, “The Stuff”, “Jelly”, c’è materiale per tutti i palati, più o meno, fini che siano.
Come al solito, bel concerto.