“If It Sucks, Turn It Up”: è molto chiaro, diretto e semplice il concetto nel titolo quinto LP della band punk-pop di Brisbane, arrivato dopo appena due anni dal precedente “Real Rare Whale“.
E altrettanto chiaro è che non si puo’ resistere alla title-track, che arriva dritta e cattiva in faccia a tutta velocità, esaltante e divertente come poche altre canzoni nel loro pur gradevolissimo repertorio: il coro è così catchy e melodico che ce li fa paragonare alle prime cose dei Blink-182 (ovvero quando il gruppo califoniano ancora ci piaceva).
La formazione australiana ha definito questo come il suo album più avventuroso, citando “Unit” (1997) dei Regurgitator come loro grande fonte di ispirazione.
In effetti qualche gradita sorpresa i Dune Rats ce la riservano con questo nuovo lavoro come in “Solar Eyes”, in cui non solo il ritmo si fa più basso ed è pure presente la chitarra acustica, ma i toni si fanno più dreamy, riflessivi e soft, pur mantenendo sempre quella voglia di sole e di luminosità.
“High Roller Selling Dope” ritorna verso territori punk melodici e incisivi con quella sua grande tentazione pop che ci ricorda tanto i Green Day degli anni ’90, mentre la combo tra i graffianti riff di chitarra e la potenza del drumming rendono irresistibile “Rich Kid Rehab”: impossibile rimanere fermi davanti a questo puro e scatenato divertimento.
“Beers, Bongs & Bullshit” chiude il disco in maniera più riflessiva, lasciando anche spazio alle chitarre acustiche, ma senza dimenticare un ritornello surf-pop che ancora una volta riesce ad appiccicarsi nella mente di chi ascolta sin dal primo ascolto.
Questo nuovo album porta qualche nuovo spunto da parte dei Dune Rats che, mentre rimangono una delle più divertenti party band, dimostrano anche di poter muoversi su territori sonori diversi dal loro amato punk-pop.