I Quivers provengono da Melbourne e sono arrivati ora alla terza prova sulla lunga distanza, la prima per la prestigiosa Merge Records con cui hanno da poco firmato un nuovo contratto.

Credit: Rick Clifford

Registrato e mixato dal produttore Matthew Redlich (The Paper Kites, Husky), che aveva già lavorato con loro sul precedente LP, “Golden Doubt” (2021), il disco è stato poi masterizzato dalle sapienti mani di Josh Bonati (Mac DeMarco, Zola Jesus, Slowdive).

Gli austrialiani spiegano che il loro nuovo lavoro è immerso in quel tipo di emozioni in cui la gente tende a temere di perdersi.

Schiacciamo il tasto play ed è “Never Be Lonely” ad accoglierci con quel suo indie-pop nostalgico, quei suoi toni riflessivi, i suoi arpeggi luminosi e soprattutto un bellissimo senso di relax che ce ne fa innamorare sin dal primo ascolto.

Proseguendo troviamo “More Lost” che sembra voler unire elementi alt-rock provenienti dagli anni ’90 come i suoi potenti riff di chitarra, con altri, invece, decisamente più poppy e tranquilli.

Interessante poi la soluzione della pur dolorosa “Grief Has Feathers”: anche qui la situazione è decisamente rilassante, ma i Quivers sono bravi a utilizzare synth e drum-machine, trasportandoci per qualche minuto verso territori synth-pop dai sapori ’80s, insieme a uno splendido piano e soprattutto alla voce quasi poetica del chitarrista e tastierista Sam Nicholson.

Sono davvero gustose le percussioni dal tocco tropicale che aprono la title-track “Oyster Cuts”, che poi prosegue disegnata con synth e chitarra, trovando un sapore dreamy nella dolce voce della bassista Bella Quinlan.

“Fake Flowers”, invece, gode di chitarre fuzzy, influenze power-pop e ovviamente di graziate melodie, oltre che di una notevole energia, prima di chiudersi calma e con un velo di nostalgia.

Un album interessante e variegato che allo stesso tempo gode di una freschezza notevole e, senza cambiare la storia della musica, si lascia ascoltare con grande piacere: per i Quivers una meritata promozione.