Resi immortali da Jim Jarmusch nel suo film “Only Lovers Left Alive”, i White Hills rimangono coerenti al loro mix di psichedelia, noise, shoegaze, space-rock e post-punk.

Credit: Alex Carter

Sfornano un album, “Beyond This Fiction”, che può essere considerato uno dei loro lavori migliori. Tornano così i due White Hills, Dave W (chitarra/voce/sintetizzatori) ed Ego Sensation (batteria/basso/voce) e stavolta le loro pesanti chitarre danno più spazio alla voce rispetto agli album precedenti.

Il duo newyorchese si reinventa pur mantenendo integro il proprio suono psichedelico ipnotico e avvolgente. “Beyond This Fiction” è un viaggio sonoro audace e pieno di energia. L’ascoltatore viene subito catturato in una rete di ritmi martellanti e chitarre distorte e, per fortuna, non ne esce più. Si percepisce un flusso continuo di energia attraverso il quale si raccontano queste sette storie.

“Throw It Up In The Air” si apre con un preludio in slow motion. Sembra il richiamo di un guerriero che solleva polvere mentre galoppa verso la battaglia. Arriva in mezzo allo scontro e iniziano i colpi di spada. Il guerriero inizia a decapitare i suoi nemici. Parte l’assolo come il corno suonato dal soldato che annuncia la fine della lotta e il trionfo. La battaglia è vinta e la chitarra ulula alla luna.

Segue “Clear As A Day”. Riverberi che si rincorrono. La voce declama sotto un riff scarno sorretto da una batteria ripetitiva. Poi arrivano i cori e la chitarre cominciano a scatenarsi. Dura poco e la batteria nuda e cruda ricomincia. Ora la chitarra si permette variazioni sul tema mentre la voce continua a declamare. E per il finale entrano di nuovo i cori e il ritornello.

Il terzo pezzo, “Killing Crimson”, è il primo singolo estratto e continua l’apocalisse iniziata con “Clear As A Day”, ma ammicca con un ritmo ancor più trascinante e un ritornello che si canta a meraviglia. Chitarra e batteria marziali con la voce che declama con rabbia. Poi la chitarra si fa distorta e rumorosa e si riparte con la voce a declamare rabbiosamente. L’ultimo minuto e mezzo è tutto per un assolo di chitarra che riprende la rabbia della voce.

“Fiend” è un brano più rotondo e sensuale. La voce sussurra avvolta da riverberi e, sotto, un giro di chitarra e batteria l’accompagnano. Nel finale feedback di chitarre che sfocia nel quinto breve pezzo, “Closer”, un piccolo interludio che introduce al brano “The Awakening”. Ed ecco, infatti, un lento risveglio dai sogni, come dice il titolo. Cadenzato e sibilante. Un abisso ambient con la voce del poeta Dan McGuire.

Arriviamo infine alla title track, “Beyond This Fiction”. Uno space rock ipnotico, una cavalcata in slow motion alla Hawkind, che flirta con lo shoegaze. Uno degli aspetti più affascinanti di “Beyond This Fiction” è la sua capacità di essere allo stesso tempo accessibile e provocatorio, fedele alla linea eppure inaspettato. Pollice alto per i White Hills, quindi, non fosse altro che per le affermazioni di Ego Sensation sulla musica.

“La musica crea una beatitudine che va oltre il sesso e la droga”. “Non smetteremo mai di fare musica. È la massima emozione che si possa raggiungere nella vita”.

Niente da aggiungere, se non Amen.