Inghilterra, 2004. Sulla scena del rock si stagliano quattro giovani musicisti carismatici ed energici. Si chiamano Kasabian e sembrano usciti da una rivista di moda degli anni ’60. Ma l’emulazione non è solo nell’attitudine stoniana. Il loro primo e omonimo album, ripropone una lunga e ricca tradizione di band che, dopo gli anni d’oro della Swinging London, hanno voluto riconquistare la scena musicale mondiale, ormai dominata dalla produzione americana.
Dopo la parentesi new-wave, i tentativi più riusciti si collocano tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90. Tralasciando band come i Pulp e i Blur, è nella città di Manchester che fermentano alcuni dei più notevoli rappresentanti del rock inglese: parliamo degli Oasis da una parte e, dall’altra, di gruppi come Happy Mondays e Stone Roses. Ed eccoci, dunque, negli anni 2000: i primi contribuiranno, in parte, alla nascita degli Arctic Monkeys (poi evolutisi in maniera molto diversa), mentre i secondi ispireranno il genio creativo dei Kasabian. Quest’ultimi, come degni eredi di quella che fu definita Madchester, basano la maggior parte delle canzoni sull’elemento elettronico. “Come on it, electronic / A polyphonic prostitute, the motors, on fire / Messiah for the animals”, così canta Tom Meighan in “L.S.F” (Lost Souls Forever) mostrandone il duplice aspetto: da una parte il gusto per la psichedelia e, dall’altra, l’evocazione di un’ambientazione moderna e urbana e la critica di essa. Emblema di questa vena distorta sono i due interludes “Orange” e “Pinch Roller”.
Così il lato impegnato dei testi si sposa con la grinta di batteria e chitarra che domina sin dal primo pezzo, “Club Foot”, il cui video è dedicato ad Jan Palach, giovane ceco-slovacco che, in segno di protesta contro il regime sovietico, si diede fuoco in pubblica piazza. Anche “Processed Beats” e “Reason is Treason” non sono da meno in termini di energia e ci introducono ad un altro lato caratteristico dei Kasabian, cioè i cori: in coda o nei bridge, rievocano il lato più mistico e psichedelico dei Beatles. E la loro India compare, ancora una volta, in “Test Transmission”. In questo revival di grandi nomi della musica inglese, fanno capolino anche i Primal Scream, citati come influenza principale per quanto riguarda la vena psichedelica.
Tra una citazione e l’altra, però, non sembra esserci spazio per la sperimentazione: “Cutt Off”, con un tentativo di spoken word, finisce per rivelare la stessa struttura delle altre canzoni. Per di più, “Running Battle” conferma anche l’aspetto meno rockettaro del gruppo cioè il melodico che, tuttavia, emerge e risalta le qualità del loro frontman.
Criticato per farsi passare per rivoluzionario citando rivoluzionari, “Kasabian” resta comunque un album di debutto dignitoso che mette in tavola quello che sarà definitivamente meglio espresso nel loro capolavoro,”Velociraptor” (2016).
Data di pubblicazione: 06 settembre 2004
Tracce: 13
Lunghezza: 53 min
Etichetta: Paradise RCS
Produttori: Kasabian, Jim Abbiss
Tracklist:
Clubfoot
Processed Beats
Reason Is Treason
I.D.
Orange (Interlude)
L.S.F.
Test Transmission
Pinch Roller (Interlude)
Cutt Off
Butcher Blues
Ovary Strip
U Boat