C’erano i Fastbacks prima che esplodesse la moda del grunge a Seattle e ci sono stati a lungo anche quando la luce dei riflettori si è attenuata. Rumorosi, ironici e intelligenti capaci di fondere abilmente punk e pop in album come “… and His Orchestra”, “Very Very Powerful Motor”, “Zücker”, “Answer The Phone, Dummy”, “New Mansions In Sound” e “The Day That Didn’t Exist”.
Kurt Bloch, Kim Warnick, Lulu Gargiulo hanno vissuto sulla propria pelle la difficoltà di essere accettati: all’inizio pochi li apprezzavano , non suonavano abbastanza veloci per essere hardcore, non piacevano ai metallari. Hanno continuato a fare ciò che volevano, cambiando un bel numero di etichette discografiche (Sub Pop compresa) e batteristi (un giovane Duff McKagan tra gli altri).
Questo è il passato, il presente è iniziato a luglio scorso con l’annuncio a sorpresa del primo album in venticinque anni intitolato “For WHAT Reason!” e sono stati chiari fin da subito: nessuna collaborazione, nessun cambio di direzione, alto volume e divertimento con Michael Musburger alla batteria, quelle melodie vivaci che sono il loro marchio di fabbrica conservate e riproposte come se il tempo non fosse passato.
Un viaggio tra alt – rock ritmato e sbarazzino (“The End Of The Day”, “Distant Past”, “The Answer Is Gray”) punk pop pungente (“Nothing To Do”, “A New Boredom”, “A Quiet Night”) e le irresistibili armonie vocali di “I’ll Never Find Another You”, pillole motivazionali (“Come On”) e momenti brillantemente adolescenziali (“So You Know”,“In My Own Way”).
Venticinque anni dopo i Fastbacks sembrano eterni teenager che amano bighellonare con le Converse ai piedi, come se avessero scoperto che tra la vita a diciassette anni e quella adulta le differenze sono minime, i problemi simili e le scarpe poi tornano di moda. Spontanei e grintosi in undici brani carichi ed energici, si concedono il lusso di una “The World Inside” di ben sette minuti. Chi li apprezzava non resterà deluso.