“Amelia” è un concept album, un diario di bordo sulla vita di Amelia Earhart, la celebre aviatrice americana, e utilizza la sua storia per esplorare temi legati alla memoria, all’identità e alla perdita.

Credit: Noah Greenberg

Quando sento parlare di concept e di diari penso sempre a quel capolavoro pazzesco di “Outside” di David Bowie. Questa è una produzione completamente diversa ma può essere un’occasione anche per rispolverare quel disco magico (per me) di Bowie. Detto questo, se volete accendere lo stereo e godervi una quarantina di minuti di voce, chitarra, basso e batteria o se siete in vena di ritornelli che si appicciano in testa allora lasciate perdere. Passate oltre. Se invece avete voglia di partire per un viaggio geografico, letterario e sonoro, allora impugnate un paio di cuffie e mettetevi comodi.

“Amelia” conferma l’abilità di Laurie Anderson nel fondere musica, narrativa e arte concettuale in un modo certamente unico e sempre innovativo. L’album è composto da 22 tracce, la maggior parte delle quali con una durata inferiore ai due minuti. Solo pochi pezzi si attestano sui tre minuti. È certamente un lavoro di narrazione, quindi dominato dall’intenso spoken word di Laurie Anderson, dove la musica (bellissima) ci accompagna nei paesaggi di solitudine e isolamento ma anche tra la vastità del cielo e il mistero dell’ignoto. Il tutto è impreziosito, in cinque brani, dalla voce di Anohni (Antony).

In un lavoro come questo, credo sia piuttosto inutile dire qualcosa sui singoli brani ma può aver senso citare il primo pezzo, “To Circle the World”, che introduce la storia e il personaggio di Amelia Earhart,  e quelli dove appare, appunto, Anohni. “Aloft”, “Crossing the Equator”, “India And On Down to Australia”, “The Wrong Way” e “Radio” vedono tutti la presenza del suo inconfondibile timbro come prima voce o come armonia.

Uno dei tratti distintivi dell’album è la capacità di Laurie Anderson di collegare il personale con l’universale. Sebbene “Amelia” possa sembrare a prima vista un album biografico, il lavoro si rivela una meditazione sulla natura umana. La narrazione tocca temi come l’ambizione, la vulnerabilità e il desiderio di trascendere i propri limiti.  Esplora le complessità e le contraddizioni di chi è alla ricerca di qualcosa di più grande. È un lavoro introspettivo, ambizioso e che ha senso solo se visto come opera multidisciplinare e non solo come intrattenimento musicale. Rappresenta anche un invito a riflettere sulla storia di Amelia Earhart e sul significato di spingersi oltre i propri confini, sia fisici che emotivi. Il mio voto è una media tra il sei per la godibilità puramente musicale (non amo particolarmente lo spoken word) e l’otto per la produzione, l’intelligenza e la maestria nella creazione.