Sempre attivissimi i gallesi The Bug Club. Ad appena due anni di distanza dal debutto “Green Dream In F#”, e neanche dodici mesi dopo aver dato alle stampe la loro seconda opera intitolata “Rare Birds: Hour Of Song”, il duo originario del Monmouthshire torna a farsi sentire con le ruvidissime undici canzoni di “On The Intricate Inner Workings Of The System”. Il terzo album di Sam Willmett e Tilly Harris è un concentrato di energia e divertimento che sa lasciare il segno per la semplicità, la naturalezza e la strafottenza con cui il gruppo riesce ad affrontare la difficile sfida del garage rock senza farsi schiacciare dalla storia di un genere così importante e “antico”.

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Di primo acchito, l’approccio dei Bug Club alla materia può sembrare alquanto naïf. Nel profondo, però, c’è molto di più: un’attenzione certosina ma sobria agli abbellimenti (vedi i numerosi assolo sparsi qua e là) e ai dettagli che si fa evidente nelle melodie e nei ritornelli appiccicosi che caratterizzano la super-catchy “Pop Single” (un titolo che vale più di mille parole), la weezeriana ma acidissima “Actual Pain” e la pavementiana “Cold. Hard. Love”. Le voci di Willmett e Harris si fondono in un contrasto maschile/femminile che dà vita ad armonie “scarne” ma incredibilmente efficaci, in grado di diversificare e dare un po’ di sostanza in più a canzoni “costruite” con davvero pochi mezzi.

Il sound sporco, distorto e gracchiante, in costante bilico tra hard rock e psichedelia, dona una piacevole patina lo-fi a “On The Intricate Inner Workings Of The System”, un disco che fa dell’essenzialità la sua vera forza. La verve beffarda e ironica del duo gallese ci travolge con gioiosa potenza in brani irresistibili come “War Movies”, “Quality Pints”, “A Bit Like James Bond” e “Lonsdale Slipons”, dove si avvertono in maniera chiara influenze punk e post-punk di ere antiche (The Modern Lovers, The Fall, The B-52s…) e moderne (The Strokes, Viagra Boys, The Hives…).

Nel complesso “On The Intricate Inner Workings Of The System” non delude le aspettative, confermando il talento cristallino e schietto dei Bug Club che, arrivati a questo punto, possiamo includere senza indugi tra le realtà più interessanti e rilevanti della sempre vivace scena alternativa britannica. Questa band ha una personalità ben definita, uno stile immediatamente riconoscibile e, seppure a tratti risulti essere un po’ troppo grezza e ripetitiva, sa arrivare dritta al punto senza aggrovigliarsi in fronzoli inutili. Come si dice a Roma: indie rock de panza, indie rock de sostanza.