All’inizio di questo mese di settembre 2024, i Mew hanno annunciato che avrebbero avuto notizie per noi fan. Purtroppo, si è rivelato il peggiore possibile, nel senso che la band ha comunicato il proprio scioglimento. A voler essere precisi, Jonas Bjerre ha comunicato che non farà più parte dei Mew, ma l’effetto è lo stesso, perché senza il suo carisma vocale e la sua leadership, il gruppo semplicemente non esiste. Noi appassionati sappiamo bene che quando i destini di un progetto musicale dipendono troppo da una sola persona, non è sempre facile mantenere gli equilibri, e qualcosa si è chiaramente rotto anche in questo caso. Prova ne è il commento su Instagram dello storico chitarrista Bo Madsen, che da tempo aveva abbandonato, ma che non ha voluto far mancare l’occasione di far sapere quanto Jonas fosse ormai diventato troppo accentratore e interessato solo alle attenzioni verso se stesso.
Non sta a noi giudicare come stanno davvero le cose, perché rotture di questo tipo ce ne sono state e ce ne saranno sempre. È il caso, invece, di concentrarsi su quanto ci ha lasciato la band danese, ovvero sette album di ottima fattura e una vagonata di canzoni entusiasmanti. Il momento è propizio per una top 10, ma chi non dovesse conoscere bene i Mew deve sapere che vale assolutamente la pena imbarcarsi nell’ascolto integrale di tuta la loro discografia, perché un simile insieme di ispirazione melodica, qualità negli arrangiamenti, immensità vocale e espressività emotiva non è facile da trovare. I Mew rappresentano un raro caso di progetto musicale che, quando ha alzato l’asticella dell’ambizione, non ha perso nemmeno uno dei fan che normalmente preferisce musica più semplice. Persino i Radiohead hanno qualche seguace della prima ora che si lamenta della svolta di “OK Computer” e “Kid A”, mentre quando i Mew hanno virato verso una proposta per certi versi altezzosa, non hanno visto nessuno scendere dal loro carro, ma c’è stato solo chi è salito.
Celebriamo, dunque, la grandezza del quartetto danese con la loro peculiare miscela di qualità, epica e intensità, tenendo conto che 10 canzoni sono pochissime, ma da qualche parte bisogna pur partire.
10 – Nothingness And No Regrets 2017, da “Visuals”Mi rendo conto che questo disco è probabilmente il meno riuscito della band, per via di una struttura musicale dei brani realizzata col freno a mano tirato rispetto non solo ai picchi di ambizione della seconda metà degli anni Zero, ma anche del precedente “+-“, certamente più pop ma senza farsi mancare stratificazioni e dinamiche sonore importanti. Però, questo è un disco capace di rappresentare come pochi altri uno stato d’animo ben definito, ovvero quello del senso di sconfitta che però porta con sé la consapevolezza di quanto è stato bello lottare e provarci. E siccome in quel periodo mi sentivo esattamente così, questo disco mi ha colpito molto e mi ha anche aiutato a stare meglio. Non posso, quindi, esimermi dall’includere questa splendida canzone nella Top 10, con un ritornello che ti fa immergere totalmente nel significato del brano e dell’intero album.
9 – My Complications 2015, da “+-“In questa posizione è giusto che ci sia una canzone da questo disco, e non perché il pop sia necessariamente meno nobile rispetto all’ambizione, ma perché comunque i tre dischi che precedono questo sono oggettivamente di un livello più alto. Ciò detto, questo disco porta con sé un suono più scorrevole ma non certo meno elaborato, e si ascolta che è un piacere. In particolare, questa canzone risulta diretta e immediata, con quel riff che non può non catturare l’attenzione e, allo stesso tempo, una cura certosina per le armonie e le linee strumentali, il tutto sempre al servizio della resa del brano, davvero irresistibile.
8 – Hawaii 2009, da “No More Stories…”Che i Mew siano sempre stati attenti alla sezione ritmica è sempre stato noto, e del resto, con un batterista clamoroso come Silas Utke Graae Jorgensen, non potrebbe essere altrimenti. Quello che, però, nessuno si sarebbe potuto immaginare è che ci sarebbe stata una canzone dalla ritmica che ricorda molto da vicino proprio l’isola del titolo, e invece Silas si è cimentato anche in quella, con risultati eccellenti, chiaramente. Anche perché, quella parte è solo l’inizio di un brano che va in posti diversi mantenendo una forte coerenza e un livello qualitativo siderale. Si viaggia, si sorride e si sospira con questa canzone, e si rimane stupiti di quanto sia magnifica in tutte le sue sfaccettature.
7 – She Came Home For Christmas 1997, da “A Triumph For Man” e 2003, da “Frengers”La lotta tra questa canzone e “Snow Brigade” per finire in top 10 è stata serrata, ma alla fine ha vinto questa solo perché così sarebbe stato rappresentato anche il primo album (per chi non lo sapesse, “Frengers”, il terzo disco che ha fatto decollare la notorietà dei Mew è composto al 16% da brani dei due lavori precedenti ri-registrati). E quindi, cosa poso dire di questo brano entusiasmante? In realtà, niente di particolare in sé, nel senso che sono cose che si potrebbero dire per migliaia di altre canzoni: melodia fantastica, vocalità incredibile, capacità totale di far battere il cuore e trattenere il fiato, suono perfetto per valorizzare questi pregi. Ma provate ad ascoltarla e capirete da soli quanto sia speciale.
6 – Louise Louisa 2005, da “And The Glass Handed Kites”Sette minuti e quindici secondi di sogno, di struggimento, di tensione, di dramma, di vita in un mondo a parte, quello proprio di questa meraviglia che gioca ottimamente con le suggestioni dei crescendo e diminuendo e che, dal punto di vista compositivo, propone un’idea poco battuta, nel senso che per più di metà rimane lineare e poi, al momento in cui ci si aspetterebbe solo una coda, sorprende per almeno tre volte. Capolavoro vero, che quando Jonas canta “stay with me, don’t want to be alone“, se non ti viene un po’ di commozione non sei un essere umano.
5 – Sometimes Life Isn’t Easy 2009, da “No More Stories…”Un caleidoscopio straniante e dolcissimo, con un inizio jazzato e la progressiva virata verso una struttura più tradizionale dal punto di vista melodico ma comunque impreziosita da un lavoro ricercatissimo nella parte ritmica e nelle armonie vocali. Una quantità e una concentrazione di idee che alle volte non si trovano nemmeno in un disco intero e invece qui sono in un’unica canzone. Anche qui, come per il brano precedente, sembra di stare davvero in una dimensione dove solo questo ascolto ci può portare.
4 – Special 2005, da “And The Glass Handed Kites”Qui viaggiamo certamente in territori più convenzionali con un andamento abbastanza lineare, però che melodia, che voce, che groove, che tutto. Soprattutto, che personalità, perché è vero che qui non ci sono chiavi di lettura e tratti distintivi particolari, ma il tocco vocale e musicale di Mew è inconfondibile, chiunque con un ascolto “alla cieca” capirebbe che sono loro. Ogni tanto si dice che fare le cose semplici in realtà sia molto complesso, perché ogni possibile difetto è facilmente percepibile e non lo puoi mascherare con alcun artifizio. Ebbene, qui c’è solo bellezza infinita e di difetti nemmeno la più piccola ombra.
3 – Apocalypso 2005, da “And The Glass Handed Kites”Intanto solo con un titolo così stupendo questa canzone merita l’adorazione, dai, che figata di titolo è? “Apocalypso”, suona troppo bene dai. A parte questo, qui c’è tutta la capacità di Silas e del bassista Johan Wohlert di rendere scorrevolissimo un ritmo estremamente intricato, davvero si viaggia dritti come treni in piena corsa e però sotto c’è un intarsio di batteria e basso che è un lavoro di cesello stupefacente. Mettiamoci poi la consueta altissima abilità melodica, vocale e nell’interrompere al momento giusto la pienezza sonora con un dirararsi perfettamente studiato, ed ecco una canzone che entusiasma e fa letteralmente godere.
2 – Comforting Sounds 2000, da “Half The World Is Watching Me” e 2003, da “Frengers”Questa è proprio la classica canzone epica da fine disco e, ancor meglio, da fine concerto, che non si può non mettere, e infatti la band stessa l’ha ripresa quando ha deciso di usare il meglio del proprio passato per proporsi in grande stile con “Frengers”. Qui sono la chitarra e le voce e farla da padrone, e che padronanza, ragazzi. Una delle interpretazioni più convincenti di Jonas e Bo, in cui è davvero tutto perfeto ed è impossibile non farsi coinvolgere. Poi, siccome il tutto dura quasi nove minuti, a un certo punto arrivano correttamente anche Johan e Silas per l’esplosione e si vola letteralmente in cielo e forse anche oltre. Questo ascolto sa davvero far librare nell’aria e sentirsi speciali come pochi altri.
1 – Introducing Palace Players 2009, da “No More stories…”Probabilmente, la mia scelta apparirà controversa, ma sono sempre andato fuori di testa per questo enigma che si risolve pian piano, solo per abili solutori, ovvero, in questo caso, per ascoltatori che hanno l’aperura mentale e d’animo di aspettare a vedere dove si va a parare e afferrano l’idea che, anche quando il brano si apre nella sua completezza, quel ritmo che appare così fuori sincrono è in realtà perfetto per dare una spinta pazzesca allo scheletro della canzone, che già è spettacolare di suo, ma con quel ritmo lì assume la caratura dell’immortalità. Sono passati 15 anni e un numero infinito di ascolti e ancora adesso mi emoziono come la prima volta, e, anche se ora sono dispiaciuto per questo mondo senza Mew, uno dei miei maggiori motivi di consolazione è che ho ascoltato questo capolavoro anche dal vivo, dove si è dimostrato di una bellezza da non credere.