Madeline Elizabeth Johnston è artista perennemente in fibrillazione, alla ricerca di un qualcosa che la possa sempre più determinare e identificare, lei che dai suoi esordi annovera pubblicazioni sotto nomi e veste diverse.

Credit: CamSmith

È però con il moniker Midwife che la cantante e polistrumentista statunitense (originaria di Denver) sta compiendo un percorso coerente e sempre più a fuoco.

L’ultimo titolo della lista, tanto azzeccato quanto fascinoso, è cosa recente: “No Depression in Heaven” (sempre sotto egida The Flenser, label specializzata in sperimentazioni assortite in musica) conferma la bontà della sua opera, con felici intuizioni ormai assodate che acquistano forza fra i rivoli eterei di queste sette composizioni, tutte ugualmente pregne di significati e di spessore.

Sette canzoni di cui sei nuove (sebbene la cover inserita “Better Off Alone” risulti diametralmente opposta alla fortunata hit commerciale di fine novanta firmata dagli Alice DeeJay, da sembrare anch’essa farina del sacco della Johnston) che presentano una natura ondivaga eppure solida nel dipanarsi in maniera assolutamente omogenea tra l’una e l’altra.

Siamo dalle parti di uno slowcore declinato in forma originale, con la flebile voce della Nostra che però veicola messaggi personali mettendosi a nudo, sempre con l’aspirazione verso l’alto come culla salvifica.

E diviene facile al contempo farsi avvolgere tra le note soffuse del disco, sin dalla convincente traccia posta in apertura (la più lunga con i suoi oltre sette minuti di durata) che rifugge ogni canone rock’n’roll risultando comunque intensa e incisiva. Sensazioni che ci vengono confermate pure altrove, in una “Autoluminescent” permeata di grazia autentica.
Ma il lavoro sa vivere di emozioni contrastanti, ed ecco allora che ci si imbatte nell’oscurità filtrata dalla circolarità di sublimi note chitarristiche di “Droving”, oppure in una “Killdozer” dilatata e dilaniata.

Sono a mio avviso però gli episodi più sognanti a elevarne lo spirito e la caratura: in “Vanessa” Midwife trova un sentiero sonoro in cui l’attitudine folk si evolve in notturni scenari dream pop, come accade nell’ancora più evocativa title-track, la quale chiude la scaletta trasportandoci in una delicata bolla che fluttua attorno alle stelle, sfiorando più volte il Paradiso.