Si dice spesso che a New York non si va, si torna anche quando ci sei già stato, se ci abiti o ci sei vissuto. Sarebbe un buon sottotitolo per “Rose Main Reading Room” il nuovo e quarto album dei Peel Dream Magazine di Joseph Stevens. Curioso viaggio sonoro e musicale con sullo sfondo Il Museo di Storia Naturale, Grand Central Station, Central Park West, angoli e luoghi visti da prospettive inedite.
Un approccio più melodico quello scelto da Stevens, Ian Gibbs e Ian Lipson che fin dalle prime note di “Dawn” e della già citata “Central Park West” preferiscono un sound morbido e poco aggressivo senza spingere troppo sull’acceleratore. L’elettronica di “Oblast”, “Wish You Well” o “Gems and Minerals” e “Migratory Patterns” mette in mostra il lato più sperimentale di una band che non vuole mai essere uguale a se stessa.
La voce di Olivia Babuka Black non fa rimpiangere troppo quella di Jo-Anne Hyun, soprattutto nell’ipnotica “Lie In The Gutter”, uno dei numerosi brani ben costruiti come “R.I.P. (Running In Place)”,“Machine Repeating”, “Recital”. La deliziosa “I Wasn’t Made For War” è uno dei momenti più riusciti, insieme a “Four Leaf Clover”, la malinconica “Ocean Life”e “Counting Sheep”.
Un buon disco, non il loro capolavoro, decisamente più corale rispetto a “Pad” e molto diverso da “Agitprop Alterna” che resta il migliore, “Rose Main Reading Room” si muove sinuoso tra arrangiamenti complessi e dolci armonie. Chiare le influenze di Stereolab, The High Llamas, forte influsso dei Belle And Sebastian. Solare, godibile segna un avvicinamento ad atmosfere indie pop e il distacco forse definitivo dalle chitarre distorte che hanno fatto la fortuna dei Peel Dream Magazine.