Credit: Fabio Campetti

Altro live di caratura elevatissima al Circolo Magnolia per un’estate quasi irripetibile, probabilmente la più ricca di sempre, se poi aggiungiamo che i Black Angels non passavano da Milano da molto tempo, tant’è che alcuni amici si sono spinti all’estero per vederli lo scorso anno, è un ulteriore valore aggiunto.

Collettivo assoluto, tra i migliori in circolazione, in Europa, appunto, per presentare l’ottimo ennesimo tassello di una discografia importante “Wilderness Of Mirrors”, uscito già da un paio di anni per l’eclettica e lungimirante Partisan Records, ormai diventata icona e garanzia, tutto ciò che, per esempio, è stata ed è ancora la 4AD dal giorno zero, quando si compravano i dischi senza sentirli, ora, ovviamente, è tutto diverso, ritengo non serva più, nemmeno un intermediario garantista, ma quando si legge Partisan, si può intuire, che, quasi sicuramente, si avrà a che fare con qualcosa di pregevole a prescindere.

Quindi prima data dopo lo sbarco in continente per questo tour europeo, che vedrà impegnati i Black Angels a condividere il palco con i Dandy Warhols per un doppio live di assoluta qualità, al contrario la data milanese risulta essere una sorta di prologo in solitaria.

Serata praticamente autunnale, per uno degli ultimi appuntamenti del Magnolia, prima della consueta chiusura per l’allestimento dell’abituale tendone per la stagione indoor. Non c’è il tutto esaurito, ma una buona affluenza.

Black Angels, sul palco principale, esattamente alle 21,18, per un concerto sontuoso di per sé, una sorta di suite, lunga un’ora e cinquanta minuti, dentro tutte le peculiarità che hanno reso celebre il collettivo del Texas.

Psichedelia a profusione, un gusto ricercato per i suoni con una strumentazione vintage da museo. Tremolo, delay, svariati colori distorsivi per le chitarre, che recitano il vero ruolo da protagoniste. Un suono a tratti anche quasi volutamente caotico, dove la voce sta a galla in un magma oscillante.

Setlist che sa di riassunto degli ultimi anni, facendo anche scelte meno scontate, partono con una doverosa “Entrance Song”, non mancano, quindi, certi brani già evergreen come “Grab as Much (as You Can) o il successivo mantra di Manipulation o la stessa “I Dreamt”. Scelte con un occhio di riguardo alle ultime due fatiche. Danno tutto, dopo quasi due ore di grande musica.

Concerto, sicuramente, tra i più importanti della stagione.