Non è una nuova idea, quella al centro di “Supacell”. Già il mockumentary “Chronicle” e l’iconica serie “Misfits” avevano giocato con un plot che attribuisce dei superpoteri a dei non proprio raccomandabili ragazzi dei quartieri malfamati, la serie creata dal produttore hip hop inglese Rapman ha però diversi spunti di interesse e si fa guardare in gran scioltezza.
Anzitutto i personaggi. Tutti caratterialmente molto diversi tra loro, ma accomunati dalla residenza nei quartieri black al sud del Tamigi, sono divertenti da ascoltare e da seguire. Così come è interessante vedere le reazioni di segno opposto che hanno alla scoperta dei poteri, e come questa turbi gli equilibri delle dinamiche tra bande.
Il fatto che lo sviluppo delle “super-cellule” sia legato alla parentela con familiari con la malattia drepanocitica (sickle cell disease) offre lo spunto poi per dei super cattivi falsi benefattori, che si celano infatti, proprio per intercettare i portatori di super poteri, dietro un’impresa sanitaria che offre supporto ai malati del teribile morbo. Ad una critica sociale piuttosto riuscita e alle ottime interazioni tra i protagonisti corrisponde però una parte “supereroistica” forse un po’ troppo arrangiata, con effetti speciali davvero poco riusciti e super poteri tra i più abusati.