Si intitola “Soft” il secondo album delle Bones UK, un duo britannico nato esattamente dieci anni fa in quel di Camden Town, a Londra, e composto dalla cantante/chitarrista Rosie Bones e dalla chitarrista Carmen Vandenberg. Questa giovane band, che ormai da tempo ha fatto di Los Angeles la propria casa, vanta già collaborazioni eccellenti (hanno suonato su tutti i pezzi di “Loud Hailer”, l’ultimo album in assoluto del leggendario e compianto Jeff Beck) e persino una nomination ai Grammy, nella categoria Best Rock Performance, guadagnata con il brano “Pretty Waste” (contenuto nel loro debutto datato 2019).
“Soft” è la loro seconda fatica in studio e, nonostante le brillanti promesse, non fa di certo gridare al miracolo. Le Bones UK ci propongono un indie rock bello corposo ma per molti aspetti annacquato, dai contorni smussati quanto basta per attrarre anche chi non ama le sonorità più grezze e spigolose di un sound che, almeno a livello superficiale, deve molto allo stoner (Queens Of The Stone Age) e al garage/blues (Jack White).
Essenzialmente si tratta di un disco pop rock “fighetto”, costruito ad arte per strizzare l’occhio agli ascoltatori più o meno occasionali che, seppur vaccinati contro le peggiori nefandezze da alta classifica, si limitano ad “assorbire” quanto proposto dalle brutte playlist prefabbricate che circolano su Spotify. È musica mainstream ma con una parvenza d’anima, realizzata da due artiste che ben conoscono il mestiere e puntano a un pubblico il più largo possibile senza svendersi troppo.
Le chitarre elettriche, sempre in primissimo piano, sono state “domate” in fase di produzione e missaggio. I suoni compressi e troppo artificiali dell’album non rendono giustizia a una serie di canzoni che avrebbero guadagnato molti punti in più se rese in maniera più naturale. E invece le Bones UK hanno preferito tarparsi le ali da sole e cedere al richiamo facile di un rock usa e getta, super-orecchiabile e dal fortissimo retrogusto pop (in altre epoche “Won’t Settle”, “Bikinis”, “Me” e “Us” avrebbero spopolato in radio e su MTV).
All’appello non mancano ospiti di lusso (Mike Schuman, il bassista dei QOTSA, e nientepopodimeno che Billy Corgan) e tracce davvero molto convincenti, come la scoppiettante “Fix” (piacerà ai fan di Josh Homme e Royal Blood) e la power ballad “Blood” che, oltre all’ottimo assolo presente sul finale, può puntare sulla penna del già citato frontman degli Smashing Pumpkins. In conclusione “Soft” è un disco abbastanza piacevole ma non molto interessante, con poche tracce meritevoli di più ascolti. C’è del talento in queste Bones UK ma, almeno per il momento, personalità e originalità latitano.