Credit: Fabio Campetti

Torna nel nostro paese dopo sei anni (se non erro l’ultima volta fu in Triennale nel 2018), anche Emiliana Torrini, fresca di pubblicazione del nuovo disco, l’attesissimo “Miss Flower“, che, come sempre, non delude.

Nata a Kópavogur, ma di chiari origini italiane, grazie al padre napoletano, è stata capace, negli anni, di costruirsi uno status d’intoccabilità, con una scrittura eccellente che in tre lustri di carriera ha toccato vette importanti e una voce, che, al di là dei gusti, non può non lasciare indifferenti.

Similitudini con la connazionale Bjork, più per l’approccio vocale, ha sempre seguito una certa ricerca all’interno del mondo canzone, una fruibilità popolare, di qualità sopraffina e senza compromessi.

Il succitato nuovo lavoro, che arriva solo dopo un anno dal, per altro, bellissimo “Racing the storm“, disco uscito in collaborazione con la colorist orchestra, una raccolta, quest’ultima citata, piena zeppa di significative canzoni, per esempio “Hilton”, “Mikos” o la stupenda title track.

Dicevo “Miss Flower”, che segna, ad essere pignoli, il ritorno della Torrini in solitaria a più di dieci anni dall’ultimo opera in studio, ci riporta ancora una volta l’artista islandese ai fasti di un tempo, quelli che hanno contrassegnato un’ascesa indiscutibile nel gotha di un certo cantautorato europeo.

Il disco ispirato ad un’amica della madre, Geraldine Flower, una storia bizzarra tradotta in musica, fonte di idee per un concept vero e proprio.

Venendo al racconto dell’unica data italiana, in realtà dovevano essere due gli appuntamenti con la songwriter islandese, ma la data a Milano, è stata annullata una decina di giorni fa, come da comunicazione, per motivi logistici.

Confermata, invece, quella emiliana al Teatro Valli di Reggio, location quanto mai perfetta per le atmosfere e le sonorità del disco nuovo ma di tutto il repertorio, fatto di melodie sognanti.

Teatro molto bello e set praticamente perfetto, quasi maniacale.

Oltre alla padrona di casa, altri quattro sodali, tra cui il marito, per un family affair più volte sottolineato.

Sebbene la conoscano, almeno in Italia, relativamente in pochi, la Torrini è un’artista che va oltre il concetto di bello, voce, come detto sopra, inarrivabile per il colore genetico, e li non c’è studio che tenga, se poi aggiungiamo ad un dono prezioso, che la natura ha gentilmente concesso, una bravura sopra le righe nel saper scrivere canzoni semplici, fatte di quei ritornelli fruibili da tutti e al tempo stesso inattaccabili, direi che la miscela è irresistibile.

Prima parte totalmente dedicata all’ultimo disco, eseguito nella sua interezza, mentre nella seconda, oltre ad un cambio d’abito per sancirne l’inizio, spazio al repertorio di sempre (escluso il succitato e bellissimo penultimo album), pescando qua e là per chiudere con fortunati singoli come “Big Jumps” o la stessa e immancabile “Me and Armini”, probabilmente il pezzo più conosciuto di Emiliana.

Classe oltre ogni limite.