Credit: © The Indelicates 2008, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Lo scorso 23 settembre, gli Indelicates hanno reso a disposizione del pubblico il loro settimo album, e sette erano anche gli anni passati dall’ultimo lavoro sulla lunga distanza. Chi segue Simon e Julia Indelicate sui social sa bene che non se ne sono stati con le mani in mano, ma è sempre bello poter tornare ad ascoltare i frutti dei loro sforzi nel progetto principale. Il disco si intitola “Avenue Qanon” e, se lo volete ascoltare subito, dovete ordinarlo in digitale o fare il pre order di una delle tante edizioni a disposizione. Questi soldi servono alla coppia proprio per poter realizzare i prodotti fisici, e intanto potete avere a disposizione le canzoni in download e in streaming, su una piattaforma creata dagli Indelicates stessi, che, in quanto fieramente indipendenti, non sono su Bandcamp e aspettano sempre diverso tempo prima di rendere la musica disponibile sui servizi di streaming che vanno per la maggiore.

Il disco, come già dovrebbe essere chiaro dal titolo, tratta delle teorie del complotto e dei vari populismi che pullulano in Rete, e lo fa con il consueto taglio arguto a cui ci hanno abituato i due artisti di Leawes. Nell’attesa che l’album venga reso ascoltabile liberamente, o che qualcun altro si decida a finanziarlo per poterlo ascoltare già ora, proviamo a ripercorrere ciò che il duo principale e i loro compagni di avventure hanno fato nei sei dischi precedenti. Come sempre, la scelta è difficile, anche perché ho voluto che ogni disco fosse rappresentato, ma è anche bello dare un po’ di visibilità a una storia musicale e umana tra le più affascinanti di questo secolo.

10 – The Plaza Ballroom, Manchester, Christmas Eve
2017, da “Juniverbrecher”

Nel 2017, Simon e Julia hanno provato, con questo album a creare un rituale per scacciare certi demoni che hanno infestato e ancora infestano il Regno Unito, tra i quali la Brexit, la figura controversa del proto-DJ Jimmy Saville e l’elogio della violenza sotteso al tradizionale spettacolo di marionette “Punch And Judy”. È stato, probabilmente, il disco passato più in sordina tra tutti quelli degli Indelicates, ma non manca di ottimi momenti, come questa magnifica ballad, musicalmente raffinata e di alta classe, con il suo suono dinamico e le sue coinvolgenti armonie, e con un testo che, attraverso la solita capacità di lanciare affermazioni forti ma con toni non appariscenti e puntando sull’arguzia, fa capire come la nostalgia per i tempi andati ci distoglie dal renderci conto che, in verità, l’intrattenimento di cui la gente godeva qualche decennio fa nascondeva anche cose turpi come gli abusi sessuali di cui lo stesso Jimmy Saville fu accusato, ma solo post mortem.

9 – McVeigh
2011, da “David Koresh Superstar”

Il primo tentativo da parte degli Indelicates di prendere spunto da un fatto storico per realizzare un album è rappresentato da questo loro terzo disco, che ruota attorno ai tragici eventi di Waco, Texas, avvenuti nel 1993, quando l’FBI provò ad arrestare i membri di una setta religiosa guidata dallo stesso David Koresh e l’assedio terminò dopo ben 51 giorni in seguito a un incendio che provocò la morte di 82 persone. Timothy McVeigh, di cui si parla in questo brano, è un terrorista che in quell’occasione si limitò a fare propaganda a favore della setta, ma, in seguito, mise a segno attentati con lo scopo preciso di vendicare quanto successo a Waco. Il disco ha meno appeal di altri perché la parte musicale è troppo attenta a ricordare le ambientazioni del concept e snatura un po’ lo stile della band, ma questa canzone può vantare un groove irresistibile e un flow vocale di Simon davvero travolgente.

8 – Not Alone
2013, da “Diseases Of England”

Il quarto disco della band non è legato a un concept specifico come quello che lo ha preceduto e i successivi, ma ovviamente si capisce molto bene dal titolo che Simon e Julia vogliono raccontare di un po’ di cose che non vanno bene nella Nazione in cui vivono. L’album è ben fatto, grazie soprattutto a come è strutturata la tracklist, che concretizza un vero e proprio percorso, partendo dall’ostentata sfrontatezza per finire nella più sincera voglia di abbracciarsi e stare insieme, e lo fa modificando progressivamente sia l’aspetto musicale, che quello vocale, che quello dei testi. Va detto, a onor del vero, che alcune delle canzoni fanno fatica a star su da sole, e risultano interessanti solo se poste nel contesto spiegato sopra. Poi, però, si arriva al culmine di tutto con questo brano straordinario, epico, emozionante, assolutamente in grado di riempire i cuori di tutti, commuovendo e dando speranza allo stesso tempo. Il crescendo sul finale è davvero da pelle d’oca e brividoni.

7 – Sixteen
2008, da “American Demo”

Un ottimo esempio di canzone in cui tutti gli elementi si combinano perfettamente, per dare un risultato che, semplicemente, è impossibile togliersi dalla testa. Uno di quei ritornelli che ci si ritrova ogni tanto a canticchiare a caso anche ora che la canzone ha, guarda caso, sedici anni, con la geniale allitterazione del testo, la metrica perfetta, la melodia appiccicosa, la svenevolezza della voce di Julia che è la scelta migliore possibile per dare concretezza a tutto lo spirito della canzone, ovvero quello di raccontare di coloro che vogliono sentirsi sedicenni anche quando di anni ne hanno quasi il doppio e che non fanno certo niente di così riprovevole, ma restano chiaramente imprigionati in un mondo che, fisiologicamente, non è il loro e, di conseguenza, diventano persone sempre più vuote e costruite. Anche l’accompagnamento musicale leggero e con quel giusto tocco di artificiosità è ideale per la resa complessiva del brano.

https://www.youtube.com/watch?v=HcM9QsZNRxM

6 – The Generation That Nobody Remembered
2015, da “Elevator Music”

Questo è un disco fondamentale nel percorso degli Indelicates, perché la band ha il coraggio di osare di più, con arrangiamenti votati alla grandeur e melodie rotonde e definite, all’interno di un concept parimenti ambizioso, ovvero un racconto di cosa succederebbe se l’Internet diventasse un’entità viva, capace di ragionare e provare sentimenti, rendendosi conto di non voler stare sul pianeta Terra e andandosene via. Il bello di questo disco, e di questa canzone in particolare, è la capacità di non far pesare l’ampia strumentazione presente, perché tutto, dalla melodia, al suono, alla parte vocale, dà la sensazione di assoluta naturalezza e scorre via senza alcun intoppo, dando solo l’aspetto positivo della qualità e dell’ambizione, eliminando eventuali effetti collaterali. Anche il testo ha i propri meriti, per come racconta con grande efficacia di quanto manchi sempre di più la personalità generazionale al giorno d’oggi, con la conseguente possibilità che di noi non rimarrà nulla a chi verrà dopo.

5 – Beyond The Radio Horizon (115 Light Years)
2015, da “Elevator Music”

Qui la scelta ambiziosa sta nel voler praticamente includere due canzoni in una, con la prima che occupa il terzo iniziale del brano, guidata dal piano e dalla voce di Julia, e la seconda che prorompe con la chitarra rumorosa e un ritmo incalzante e dà al resto della canzone uno spirito decisamente rock. Qui si racconta proprio dell’Internet che scappa a gambe levate dal nostro pianeta, e vengono resi benissimo sia la frenesia della fuga, dopo una contemplazione iniziale dovuta all’avvenuta presa di coscienza di essere vivo e senziente, che il segno profondo che questo evento lascerebbe se avvenisse davvero. È un brano che non fa prigionieri, che travolge tutto ciò che incontra e che lascia col fiato sospeso per tutta la sua durata.

4 – Roses
2010, da “Songs For Swinging Lovers”

Difficilissimo dover scegliere solo due canzoni da questo disco, ma, onestamente, non ho dubbi che questa debba rientrare nella selezione. Impossibile, infatti, rimanere indifferenti di fronte al pazzesco lirismo di un brano così semplice e altrettanto efficace, con i giri di piano che valorizzano una Julia probabilmente al proprio massimo di sempre, espressiva e intensa nel raccontare di quanto dolore ci possa essere anche quando un amore non è finito, ma sentiamo sulla nostra pelle il rischio che possa realmente accadere. Probabilmente, il brano più commovente di tutto il repertorio degli Indelicates.

3 – Savages
2010, da “Songs For Swinging Lovers”

Per scegliere una canzone rispetto alle altre, si può anche guardare ai particolari, a un singolo momento musicale o di testo che rappresenta particolarmente il progetto musicale di cui stiamo parlando. Così ho deciso per questo brano, solo per quando Simon canta “we are Greeks in the age of Rome” perché è un vero e proprio manifesto di come gli Indelicates siano unici e imparagonabili a nessun’altra band, sia musicalmente che come attitudine, sempre orgogliosamente decisi a non adattarsi alle soluzioni già presenti ma vogliosi di avere il proprio modo, non solo di fare musica, ma anche di come promuoverla, venderla, farla ascoltare. Poi, certo, sono contento della presenza di questa canzone perché la trovo ricca di idee e di cura, con un ottimo tiro, un suono compatto che mette insieme benissimo un buon numero di elementi e una melodia di qualità.

2 – We hate The Kids
2008, da “American Demo”

Le prime due posizioni della classifica sono occupate dai due manifesti per eccellenza della band, le canzoni che, già dai rispettivi titoli, fanno luce su tutto ciò che muove, creativamente e umanamente, Simon e Julia. Qui, in particolare, viene messa in luce l’estrema praticità che caratterizza l’idea di musica e di vita dei due, con la demolizione di certi slogan vuoti così tanto in voga e che sembrano non voler decadere mai, e invece dovrebbe succedere per farci stare un po’ tutti meglio, perché c’è chi riesce e non farsi suggestionare, ma c’è, invece, chi non ci riesce, e non ottiene niente proprio perché crede che questi slogan bastino, e invece non bastano e bisogna fare le cose per davvero. L’idea è valorizzata al meglio anche dalla voce giustamente più arrabbiata del solito di Simon e da quella di Julia in gradi di far emergere meglio il lato disilluso del brano, e concorrono all’ottima riuscita anche la brillante melodia e l’azzeccato groove ritmico. Una canzone che dovrebbero ascoltare e interiorizzare tutti, soprattutto quelli che devono darsi una sveglia, e purtroppo non sono pochi.

1 – New Art For The People
2008, da “American Demo”

Non poteva esserci che questa canzone in cima, perché questo è ciò che fanno gli Indelicates, nuova arte per la gente, intendendo con nuova un qualcosa di riconoscibile e che non si accoda ad alcuna tendenza, e con gente tutti coloro che non rinunciano a pensare con la propria testa ma senza sentirsi superiori, senza snobismi ma sapendo anche che, purtroppo, non tutti ci riescono e ci arrivano. Anche musicalmente il brano è un po’ un microcosmo di quello che sono gli Indelicates ancora oggi, e probabilmente sarebbe il primo da consigliare per far avvicinare a loro gli appassionati sinceri di musica. Una melodia stupenda, un’interpretazione vocale magistrale da parte di entrambi, un crescendo sonoro che non può lasciare indifferenti. Un autentico capolavoro, compendio di un progetto musicale, artistico e anche umano che è una benedizione e che se non ci fosse mancherebbe come l’aria.