C’è del fascino recondito nel ritorno di quella che – senza mezzi termini – è stata definitiva da Steve Albini (sempre sia lodato) come “La migliore band degli anni Novanta“. Sì, perché “Rack” dei Jesus Lizard rappresenta degnamente quella che è sempre stata la caratteristica più preponderante della formazione dell’Illinois, ovvero, l’attitudine innata ad un noise-rock fatto come Dio comanda.
Sacri preamboli a parte (nominare Albini è un po’ come ricordare che esiste qualcosa al di sopra dell’umanità, nell’universo), il nuovo lavoro di David Yow e soci suona esattamente come vi aspettereste che suoni un disco dei Jesus Lizard nel 2024: incendiario, tirato, ipnotico. Magistralmente artigianale. E scusate se è poco. Le danze vengono aperte da “Hide & Seek”, una traccia piuttosto incalzante che a detta dello stesso Yow “è piena zeppa di ritornelli”. Non solo.
Si tratta, infatti, di un pezzo che introduce, chi ascolta, nel fascinoso mondo dei Nostri, trasudando una sorta di energia catartica da ogni nota. “Grind”, invece, suona quasi cinematografica, con il suo incedere scoppiettante che è, allo stesso tempo, epico e dinamitardo. La metaforica standing ovation, però, parte quasi in maniera inconscia alla fine di uno dei brani più incisivi del lotto. Già. Perché “Alexis Feels Sick” è forse il vero highlight di un disco che si lascia ascoltare, con estrema piacevolezza, dal principio alla fine. Non un dettaglio scontato.
Del resto, la grandiosità di una band come i Jesus Lizard sta tutta lì, nell’esaltazione della semplicità. Nella sublimazione del regno delle sette note. Poco da dire. C’è molto da sottolineare, invece, sulle schitarrate punk di un pezzo(ne) come “Dunning Kruger” e sul finalone affidato alla splendida “Swan The Dog”. Se la prima rappresenta quasi un (ottimo) esercizio di stile, la seconda va a concludere in maniera oltremodo sfavillante un’opera dannatamente esaltante, fluida, nonché visceralmente regale. Insomma, ci sarà da divertirsi per chi, nel 2025, andrà ad assistere ai live della band nel vecchio stivale.
In definitiva, il ritorno in studio dei The Jesus Lizard ha riacceso i riflettori sul bel noise-rock di un tempo, declinato, però, ai giorni nostri. Signore e signori, giù il cappello per la maestria di questi ragazzoni di Chicago.