E’ ottobre e insieme alle castagne arrivano anche i concerti. Ad aprire la stagione, almeno per noi, ci sono gli Egyptian Blue al Covo. Cinque euro di tessera e cinque euro di birra (prezzi ai quali a Bologna non si è più abituati) e si parte. Si fa per dire ovviamente, perché anche se il Covo ha addirittura mandato una mail per comunicare che il gruppo spalla inizierà alle 21:30 a quell’ora forse non sono neanche arrivati i Ta Ga Da. Sul fogliettino promozionale il genere è dance punk. O almeno questo mi pare di vedere che la presbiopia incombe e c’è un buio pesto. Quando iniziano a suonare la sala è ancora bella vuota e quello che capisco è che sono veneti e che non sono dance punk, qualunque cosa voglia dire. Suono molto compatto ma a livello di canzoni beh, meglio ripassare la prossima volta.

Alle 23.15 è il momento degli Egyptian. Ennesimo gruppo post punk. Se orange was the new black, post punk is the new indie. Partono subito con “Belgrade Shad”e” che forse è la mia preferita. La sala si è quasi riempita e risponde bene alle sollecitazioni del frontman Andy Buss. “Salt” col suo incedere saltellante e “Skin” più scura convincono. “Who’s pulling the strings?” e “Kimono” scorrono senza lasciare ricordi con i nostri alle prese con qualche problema tecnico di troppo. “A Living commodity” ci riporta in carreggiata con discreti assoli di chitarra del socio Leith Ambrose che sembra avere problemi ad una mano. Forse si è tagliato con una delle 5-6 lattine di birra che ha disseminato ovunque sul palco e che scola senza sosta.

Anche “Geisha” piacicchia con gli Egyptian che spingono senza sosta sugli strumenti. “Four is the last four” vede l’eroica partecipazione di un tecnico che tiene l’asta, mezza smontata da un colpo secco di Andy Buss, per 3 minuti, da sotto il palco. L’intensa “Matador” e “To be Felt” prima dell’uscita pre bis (che al Covo consiste nello scendere e risalire dal palco visto che non c’è un dietro le quinte). Intanto Andy Buss, come da copione dei cantanti post punk, ha dismesso la t-shirt bianca ed rimasto a petto nudo (per mostrare che in palestra non paga solo l’abbonamento) per la gioia di donne e fluidi.

“Collateral” prima della bella “Nylon Wire” e si va tutti a casa.

In definitiva un buon set anche se la combo voce-canzoni non sembra avere la forza per far loro calcare palchi molto più importanti.