“In a beautiful world”. Così inizia a cantare Thom Yorke nel terzo album del suo side project: The Smile. E in un mondo bellissimo, questo nuovo progetto discografico, a pochi mesi dal secondo, è ciò che rende questo mondo veramente bellissimo.

Credit: ShinKatan x Weirdcore

Era il gennaio 2024 quando ricomparivano sulle scene Thom Yorke, Jonny Greenwood e Tom Skinner aka The Smile. Era il gennaio 2024 che dicevamo, anzi io sostenevo, come “Wall Of Eyes” fosse la conferma che questo non era un semplice progetto alternativo. La conferma l’avevo ricevuta, sotto forma di una percezione metafisica, proprio dopo quell’ascolto. Sono rimasto sbalordito nel vedere che, a differenza di quanto ci aspettassimo, quest’anno è l’anno nel quale questa idea musicale continua a vivere e a sopravvivere a discapito di tutti che chiedono un ritorno dei Radiohead.

Se qualcuno mi chiedesse in questo momento cosa è cambiato dal precedente lavoro, non saprei rispondere. E sapete perché? Perché nella perfezione certe volte non si ha segno di spiegazione. É perfetto e basta. E questo è il caso di “Cutouts” che esce lo stesso giorno di “Moon Music” dei Coldplay e come un divoratore di mondi se lo spappola e se lo ingoia senza problemi. E questo, ancora di più, ci fa capire come fare i fenomeni non sempre porta al risultato migliore; certe volte bisogna mantenere la strada originale e implementarla.

Ha echi progressive rock e beatlesiani questo nuovo disco. “Instant Psalm” è l’esempio che la band di Liverpool vive nelle loro teste e continua a influenzare; il progressive si ritrova in “Colours Fly” che inizia con un basso e un’elettrica docili, con un riff continuativo e medio orientali (segno delle influenze ulteriori di Greenwood). “Don’t Get Me Started” è uno di quei singoli che si amano fin dal primo momento, con la sua cupezza e il suo lato introspettivo, quasi macabro. “Tiptoe” riprende molto quello già eseguito in precedenza, sia da loro che da parte dei Radiohead, ma comunque stupisce con quegli archi alla James Bond.

Detto ciò, ne avevamo veramente bisogno di questo nuovo disco? Direi di sì, anzi dico di sì. “Cutouts” è quel gioiellino che ci fa stare bene, ci rilassa e ci fa ammirare un gruppo che non ha intenzione di abbandonare le scene ancora per un po’. E di questo dovremmo esserne tutte e tutti felici. Questa piccola gemma porta ad un livello successivo il gruppi di Yorke, dando la conferma che esistono anche i side projects e che possono ritagliarsi uno spazio ben definito nel panorama musicale.

Il terzo lavoro, poco arduo forse, dei The Smile ci da la conferma che la band è in costante produzione e in costante processo artistico. A differenza di un’attesa infinita per un album che prima o poi uscirá (e ovviamente sapete di chi parlo) il trio sa benissimo dove vuole andare e come vuole farlo. L’obiettivo è molto semplice: possiamo essere piú grandi dei grandi; possiamo fare anche noi qualcosa che non sia marcato da un topo; possiamo sicuramente superarli. E in questo caso, con “Cutouts”, The Smile hanno superato sé stessi e ci hanno lasciato un segno visibile che, inevitabilmente, ci fa pensare che noi in questo preciso momento non abbiamo bisogno di un disco dei Radiohead. A noi questa nuova strada, intrapresa poco tempo fa, ci fa vivere in un mondo bellissimo e ci fa stare bene ed è l’alternativa migliore e perfetta che sia mai stata prodotta.