Disco numero diciassette per i The Telescopes del prolifico Stephen Lawrie che dal 1987 continuano ad espandere i confini del rock psichedelico cercando strade poco battute, lontane da mode e classifiche. Un percorso spesso solitario che negli ultimi anni ha visto Lawrie impegnato come non mai in uscite discografiche a cadenza regolare, tra novità e raccolte di materiale rimasto a lungo inedito.
“Halo Moon” arriva dunque dopo “Of Tomorrow” e “Growing Eyes Becoming String“, “Radio Sessions 2016 – 2019″ e il remaster di “Editions”. “It came from the sky. A herald of new beginnings. A tranquil glow in the boundless universe” recita la press release e c’è in effetti qualcosa di alieno nella voce magnetica di Lawrie in questi otto brani.
“Shake It All Out” martellante e eterea brucia lenta col calore freddo e pulsante di una stella lontana, l’armonica di “For The River Man” sembra venire da un altro mondo dove la psichedelia è blues, sensazione confermata da “Come Tomorrow” piccolo inno con un organo e melodie più lineari del solito. “Along The Way” alterna chitarra fuzz e drone alla voce ipnotica del buon Stephen che in “Lonesome Heart” si fa sofferta.
La title track morbida e sognante regala momenti di strana beatitudine, “Nothing Matters” solida e tenace sembra voler esorcizzare i tormenti passati evocati in una “This Train Rolls On” intensa e spettrale che chiude un album dove i The Telescopes mettono in mostra il lato più riflessivo e accessibile, a servizio di un sound ultraterreno.
Qualcosa è cambiato per i Lawrie dopo “Songs Of Love And Revolution” ormai appare evidente, il furore psichedelico si è trasformato in una tensione lucida e volitiva che a tratti ricorda il minimalismo psych dei Föllakzoid, altrove gli Spacemen 3 e potrebbe essere davvero un nuovo inizio per questo indomito veterano inglese.