Incredibile pensare che “Songs From A Thousand Frames Of Mind” sia l’esordio sulla lunga distanza per Kate Bollinger artista nata e cresciuta in Virginia prima di trasferirsi a Los Angeles e che dal 2017 in poi ha pubblicato un gran numero di singoli e EP rivelando una forte attitudine a collaborare (ricordiamo per brevità solo “You At Home” scritto e prodotto con Dave Longstreth dei Dirty Projectors).
Abitudine che in questi undici brani raggiunge nuovi traguardi artistici: le ben orchestrate e deliziose “Any Day Now” e “I See It Now” sono state composte con Matthew E. White e buona parte del disco è stata prodotta da Sam Evian (Big Thief, Blonde Redhead, Cass McCombs).
Brani in cui Kate Bollinger sa passare con innata eleganza dal folk all’indie pop, dalla solare “What’s This About (La La La La)” all’intensità di “To Your Own Devices” e “God Interlude”. La voce di Kate è delicata e versatile, lei non ha mai nascosto la passione per il french pop anni sessanta (Françoise Hardy in particolare) e la sua influenza si sente nelle melodie suadenti di “In A Smile” ma anche in “Running”, nel sound gentile di “Postcard From A Cloud”.
Scrivere canzoni è come sognare per Kate Bollinger, un modo per scoprire parti nascoste di sé e non è mai così evidente come in “Lonely” col suo pianoforte, nella vulnerabile “Sweet Devil”. Chiusura soffusa e delicata con gli accordi di “All This Time” per un album in cui le tante personalità musicali dell’artista statunitense trovano una casa accogliente.