Avevo appena posato la penna, la recensione di the “morning papers have given us the vapours” era stata inviata al mio boss che il nostro simpaticissimo, ormai amico, John Andrew Frederick aveva pubblicato il nuovissimo album “weird room”. Potrebbe essere il 24mo LP del suo progetto The Black Watch (difficile contarli tutti esattamente), una storia nata alla fine degli anni ’80 con Frederick sempre in prima linea, il suo amore per le band britanniche e soprattutto la letteratura inglese. Ricordiamo che John è californiano, è un poeta, uno scrittore e ama anche la pittura, un artista a 360 gradi direbbe qualcuno amante della geometria.
In questo ultimo album John si avvale della collaborazione del figlio Chandler (chitarra, voce e piano). Al notevole contributo di Misha Bullock (batteria, basso, percussioni, chitarra, tastiere, voce e arrangiamento si aggiunge infine la voce di Sara Mincavage-Bullock.
Padre e figlio hanno quindi lasciato Santa Barbara e la confortevole California per volare fino ad Austin per unirsi ai coniugi Bullok dove il disco è stato prodotto.
L’introduzione è lasciata a un medley di trenta secondi con corti spezzoni dei brani che si ascolteranno nel disco che si apre di fatto con la “beatlesiana” “Myrmidon” che ripercorre gli accordi discendenti di “Dear Prudence” ma orfana dell’arrangiamento in stile indiano della chitarra di Harrison. La cascata di chitarre riverberate di “Miles & Miles” tra shoegaze e dreampop fa da trampolino di lancio per le più melodiche “Gobbledegook” e la title track “Weird Rooms” che alzano il ritmo con luminosità e ci ricordano il Dunedin Sound di neozelandese matrice.
“Swallowed” ci conduce nel periodo più commerciale dei Cure di “Kiss Kiss Kiss” e precede la riflessiva “All Out”che ha tuttavia il suo finale eccitato. I Beach Boys incontrano le trombe del Principe Nero del Galles nel simpatico siparietto “Vauntin’ Suffering”
Malinconiche melodie in “You’ll Get Over It” e “Would You Were Here” preannunciano la finale “Would You Were Here”, strumentale, ritmo da marcetta spaghetti western, chiude l’album in maniera anomala ma del tutto prevedibile per chi conosce l’ironia e il senso dell’umorismo di John Andrew.
Inteso come un concept album “Weird Rooms” è una metafora dell’esistenza di ognuno di noi. il nostro bagaglio di esperienze, le persone che abbiamo conosciuto e quelle che ancora ci sono vicine, non sono alla fine la nostra “strana camera”? Stravagante, disordinata, confusa. Oppure ordinata metodicamente, piena di piccoli oggetti per ricordare, curata, elegante, fine.
Era il 1988 quando Frederic arruolò J’Anna Jacoby e iniziò la sua lunga collezione di album dei Black Watch (“St Valentine” si chiamava il primo disco che contiene “Record Shop Girl”, un brano da ascoltare doverosamente). Trentasei anni dopo incide un disco con il figlio. E sembra che di spazio ce ne sia ancora molto nella sua cameretta…