Credit: Fabio Campetti

Altro tassello al mosaico chiamato post punk, un’ondata di band, che da 5/6 anni sta invadendo la musica moderna di proposte, più o meno interessanti, più o meno originali o fedeli al dogma di un periodo storico fondamentale.

Diciamo che esiste un mercato e una riconoscenza di gusto, questo genere attira anche le nuove generazioni, quindi anche band magari non incredibili per la proposta, riescono comunque a catturare, seppur in contesti minori, attenzione, che probabilmente non sarebbero riuscite ad ottenere in un altro momento storico.

Deadletter, per la seconda volta al Bellezza in un annetto circa, fanno parte, sicuramente, di questa scena, con un piglio tutto loro, sebbene non manchino i dettagli di genere appunto, sono riusciti a proporre una piccola personale rilettura dei maestri di allora, soprattutto con l’utilizzo del sax, che, inevitabilmente, stravolge, per quel poco, le coordinate di un sound, altrimenti, prettamente chitarristico ed omogeneo.

Freschissimi della pubblicazione del disco d’esordio sulla lunga distanza, “Hysterical Strength“, che conferma, assolutamente, quanto di buono si sia detto su di loro.

Lavoro fresco, prodotto e scritto bene e quel succitato piglio originale in una materia ampiamente sviscerata.

Può sembrare strano, ma ci sono anche delle ottime canzoni, piccoli inni da ricordare, o filastrocche quasi cantautorali come l’eccellente “Practise Whilst You Preach”.

Poi la nomea conquistata a suon di passaparola, di chi li ha visti in questa sorta di pre carriera, spesso e volentieri in giro per il continente con giusto una manciata di brani in cassaforte. Ora le cose si fanno più serie e il nome Deadletter entra, di diritto, nel gotha di questa rinfrescata new wave, si, a mio avviso, ci saranno anche loro e con pieno merito, aspettando, anche e perché no, numeri per un allineamento verso i capoclasse del filone.

Aprono la serata un collettivo tutto al femminile di nome Genn, che non conoscevo, origini maltesi ma di stanza a Brighton, si fanno apprezzare, tenendo su di giri il nutrito pubblico di appassionati presente stasera in via Bellezza, nonostante la concorrenza di Sir. Nick Cave.

Musica energica, senza fronzoli e una voce carismatica.

Subito dopo i Deadletter, in sei sul palco per un wall of sound bello coeso, e il leader Zac Lawrence a fare da padrone di casa, schizofrenico e trascinatore, come tanti colleghi venuti alla ribalta in questi anni e come il genere impone quasi come biglietto da visita imprescindibile.

Lui, al di là di tutto, ci sa fare davvero, sia dal punto di vista vocale, che come performer, aiutato da una certa fisicità.

Le canzoni filano via tutte d’un fiato, saranno diciassette in tutto, con giù evergreen e sorta di classici di repertorio a spronare un pubblico di fedeli con tanto di sing-a-long.

“Credit To Treason”, “The Snitching Hour”, “More Heat!”, “Auntie Christ” (A proposito miglior titolo da un pò di tempo a questa parte), l’abituale chiusura affidata a “Binge” e “It flies”, tutti i punti saldi di una carriera, diciamo, appena cominciata, ma che promette cose importanti.

Io qualche fiche sull’ascesa dei Deadletter ai piani alti, ce la metto, poi il tempo dirà la sua.