Oggi sarebbe impensabile, nonostante la società moderna crei e sacrifichi in continuazione i suoi dinamici e temporanei miti globali, pubblicare, nello stesso anno, due album della portata di Led Zeppelin I e II usciti, a pochi mesi di distanza, entrambi in quel fatidico anno di grazia 1969. Led Zeppelin II, in particolare, se la vide, da un punto di vista commerciale e di vendite, con l’altrettanto celebre “Abbey Road” dei Beatles.
L’album, nonostante la sua copertina richiami esplicitamente un’immagine di guerra, essendo ispirata al celebre Barone Rosso e agli aviatori della I Guerra Mondiale, si apre con una appassionata canzone di sesso ed amore: “Whole Lotta Love”. La carica sessuale del brano è mostrata con spavalderia e sfrontatezza da Robert Plant, che simula un orgasmo, mentre dal punto di vista musicale è forte ed evidente l’amore della band inglese per il blues americano. Quei continui richiami a lasciarsi andare, a sprofondare, a reclamare amore, sono sì delle chiare allusioni al sesso, ma rappresentano anche la strada che i Led Zeppelin scelgono per sentirsi liberi e non più vincolati dai freni inibitori che una società perbenista cerca di imporre alle persone; poter amare equivale a non subire il peso dei pregiudizi e a rivendicare il diritto di controllare la propria vita.
L’ardore del pezzo è mitigato dalla ballata successiva, “What Is And What Should Never Be”, nella quale la passione carnale si trasforma in amore spirituale, le atmosfere si fanno più tenui e sfumate ed il Tempo sembra perdere ogni importanza. Con la blueseggiante “The Lemon Song” le allusioni sessuali diventano ancora più esplicite, il Tempo e la fretta ritornano a far sentire il loro effetto dirompente nelle nostre esistenze, quasi a volerci spingere ad agire, ora e subito: meglio consumare i frutti che ci vengono offerti, succhiarne il prezioso succo, piuttosto che rimanere immobili e farli appassire invano. Com’era già avvenuto all’inizio dell’album, la canzone seguente è un’altra ballata d’amore, “Thank You”, in cui il Tempo entra nuovamente in secondo piano e diventa addirittura impotente dinanzi al legame affettivo che si può instaurare tra due persone che si amano.
L’adrenalina torna a scorrere nelle vene con le gioviali “Heartbreaker” e “Living Loving Maid (She’s Just A Woman)”, mentre “Ramble On” apre il disco ai temi epici ed eroici. Le atmosfere sono quelle magiche della Terra di Mezzo, l’aria brucia a causa della malvagità degli esseri umani, la violenza e la brama di potere hanno dato vita a luoghi lugubri e senza giustizia come Mordor, a creature rabbiose e senza scrupoli come Gollum, simbolo della miseria a cui può giungere l’uomo quando si fa prendere dai suoi istinti più bassi e bestiali. Il penultimo brano dell’album, la mastodontica “Moby Dick”, contiene il prezioso assolo di batteria di John Bonham, quell’assolo che durante le esibizioni live si trasformerà in un lungo viaggio nei meandri delle nostre coscienze. Fino a quando non faremo, finalmente, ritorno a casa, al blues di “Bring It Home”.
Pubblicazione: 22 ottobre 1969
Durata: 41:26
Dischi: 1
Tracce: 9
Genere: Hard-rock
Etichetta: Atlantic Records
Produttore: Jimmy Page, Peter Grant
Registrazione: gennaio ““ agosto 1969
1 ““ Whole Lotta Love ““ 5:35
2 ““ What Is And What Should Never Be ““ 4:45
3 ““ The Lemon Song ““ 6:19
4 ““ Thank You ““ 4:49
5 ““ Heartbreaker ““ 4:14
6 ““ Living Loving Maid (She’s Just A Woman) ““ 2:39
7 ““ Ramble On ““ 4:24
8 ““ Moby Dick ““ 4:20
9 ““ Bring It Home ““ 4:21