Con il loro debutto intitolato “Colder Shade Blue”, gli sconosciutissimi Blue Zero ci consegnano un disco che è un autentico omaggio al miglior alternative rock anni ’90 scolpito nell’estetica DIY. A guidare il progetto troviamo il cantautore e polistrumentista Chris Natividad che, in compagnia di due validi collaboratori come Lauren Melton e Rick Altieri, dà forma a una miscela sonora che si colloca a metà strada tra shoegaze e noise rock, con richiami costanti a giganti del passato quali My Bloody Valentine e Sonic Youth.
Fin dalle prime note, “Colder Shade Blue” sembra pervaso da un’energia irrefrenabile e contagiosa, con distorsioni cariche di feedback e chitarre fuzzettose a regnare sovrane. Il suono è grezzo, diretto, ma non privo di momenti più dolci e melodici, capaci di attenuare la potenza del muro di elettricità che i Blue Zero costruiscono con tanta maestria.
Se l’impatto iniziale è decisamente rumoroso, quasi abrasivo, a un ascolto più attento si scopre una sottile anima pop. Sfumature psichedeliche colorano il disco e gli donano un’inaspettata leggerezza, rendendolo godibile senza mai risultare troppo pesante o eccessivamente cerebrale.
La voce di Natividad, dolente e spesso trascinata, si inserisce perfettamente nel contesto shoegaze che la band ha scelto come proprio terreno d’azione. La fusione tra note eteree e un sound più “terreno” infonde equilibrio e dinamismo a un’opera che, di per sé, non brilla certo di originalità. Per loro fortuna i Blue Zero sanno muoversi con disinvoltura tra atmosfere sognanti e riff di natura grunge, mantenendo un piede ben saldo in un rock più robusto e diretto con venature “britanniche”.
Semplice e genuina, la musica degli esordienti Blue Zero è forse ancora troppo acerba e legata ai suoi modelli di riferimento, ma questo non ne sminuisce la qualità complessiva. “Colder Shade Blue” si fa apprezzare per la sua freschezza e per la capacità di regalare momenti di grande intensità. Tra i brani spiccano senza dubbio “Broken By A Glance”, “Lemon Year”, “Clownin’” e “Anywhere But Here”, episodi che mostrano un potenziale notevole e che lasciano intuire una crescita artistica tutta da seguire. I Blue Zero hanno appena iniziato a definire il proprio linguaggio, e se questo debutto è un indicatore, ci aspettiamo buone cose per il futuro.