Quanto mi piacciono i Porridge Radio. Quella voce ubriaca, che graffia con le sue cantilene ruvide. Quelle melodie che partono dal nulla e crescono in modo febbricitante e ossessivo.

Questa volta, complice la produzione di Dom Monks (al lavoro per i Big Thief), abbiamo un contorno più scarno e diretto del solito. Non solo, ma nella seconda metà dell’album, abbiamo proprio una virata verso pezzi più rarefatti, dolci, fatti di voce e chitarra e poco altro. Un’affascinante novità che ci regala Dana Margolin sola sul palco a deliziarci con la sua ebbra dolcezza.

Credit: Steve Gullick

Abbiamo “Anybody” e “Lavender, Raspberries” che ci presentano i Porridge Radio in gran spolvero. “A Hole In The Ground” è uno dei loro pezzi migliori, con un ritornello pazzesco, indelebile. “God Of Everything Else” è una spina nel fianco. Carnale e lacrimante, animalesca e sognante. “Sleeptalker” e “You Will Come Home” sono due magnifici preludi a quel che sarà la seconda metà dell’album, ma danno solo un assaggio per poi tornare a mordere in pieno stile Porridge Radio. “Wednesday” è una stella cometa. Una filastrocca noir, un abbraccio sotto la pioggia. “In a Dream” è una carezza dream-pop che cresce in una magnifica tensione. “I Get Lost” è il pezzo rubacuori. Chiude “Sick Of The Blues” che ci chiede di alzare le mani al cielo, chiudere gli occhi e gridare il ritornello a squarciagola: “I’m in love with my life again”.

Un disco prezioso, che come nelle migliori tradizioni ci fa sorridere e ci fa piangere. Ci scuote e ci accarezza.