Se è un sogno non svegliatemi, voglio dormire per sempre, perché un sogno con una simile colonna sonora non deve finire mai. Pelle d’oca per l’album degli Humdrum, uno di quei dischi per il quale stavo a contare i giorni, le ore e i secondi che ne scandivano l’uscita. E sapevo che non avrei sbagliato, lo sapevo!

Loren Vanderbilt mi hai fatto piangere, sappilo. Con quell’attacco tra Cure e New Order che è la title track, con quei continui costanti e magnifici rimandi alla Sarah Records (c’è una canzone che s’intiola “There and Back Again”, vi rendete conto??!!), con quelle chitarre jangle pimpanti e travolgenti che sanno essere così solari ma contemporaneamente anche agrodolci, così che il nostro cervello è attraversato da costanti sensazioni cangianti che non riusciamo (e non vogliamo) fermare.

Parte un pezzo magnifico ne segue uno altrettanto bello e trionfale, senza soluzione di continuità. E le melodie sgorgano infinite, rigogliose, emozionanti come non mai (io per la doppietta “Wave Goodbye”/”Test Of Time” potrei letteralmente perdere il lume della ragione), con ritornelli così appiccicosi che non te li levi più dalla testa.

La brillantezza e l’estro brioso di canzoni come “See Through You”, “Come and Get Me” o “Superbloom”, in cui il ritmo è altissimo e tutto viaggia alla ricerca della perfezione guitar-pop, vengono compensato da mid-tempo in cui la nostalgia e la malinconia si fanno largo e arrivano dentro il cuore: tremano le mani di fronte a canzoni come la già citata “Test Of Time”, “Ultraviolet” o gli intrecci vocali educati e gentilissimi di “Underneath The Sky” che non sai neanche a quale gruppo della Sarah potrebbe rimandare perché a me li ha ricordati tutti in un colpo solo.

Impossibile non citare anche i 5 minuti di quello che a conti fatti è un vero e proprio trionfo sonoro, ovvero “Eternal Blue”, con quel ritmo trovolgente che subito ci cattura: me sembra quella canzone che avrebbe potuto fare The Reds, Pinks and Purples se avesse voluto fare il pezzo più indie-college-rock della sua carriera, una roba che più va loop più hai voglia di continuare ad ascolarla all’infinito.

Loren, mamma mia Loren…cosa mi hai combinato. E chi si stacca più da questo disco adesso?

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