Da qualche anno ormai il venerdì è il giorno della settimana consacrato alle uscite discografica. Quale migliore modo allora per prepararsi mentalmente all’imminente sospirato weekend se non quello di passare in rassegna le migliori album usciti proprio nelle ultime ore ?
I dischi attesi per mesi sono finalmente tra noi… buon ascolto
THE CURE – “Songs Of A Lost World”
[Lost Music]
rock
“Songs of a Lost World” è 14° album in studio del gruppo e il primo da 16 anni a questa parte. Attesissimo a dire poco. Alcuni brani tratti dal disco sono stati cantati live per la prima volta durante il loro tour, “Shows of a Lost World”, comprensivo di 90 date in 33 Paesi e che ha totalizzato oltre 1 milione e 300 mila spettatori. Formatasi come band nel 1978, i The Cure hanno venduto oltre 30 milioni di dischi in tutto il mondo, sono stati headliner del Glastonbury Festival per quattro volte e sono stati inseriti nella Rock and Roll Hall of Fame nel 2019.
MOUNT EERIE – “Night Palace”
[P. W. Elverum & Sun Ltd.]
Avant-folk
Un disco già etichettato “il successore spirituale di “The Glow Pt. 2″ dei Microphones”. Le note stampa dicono che sono canzoni in cui abbandonarsi a uno stato di meraviglia che cancella lo scetticismo che questo mondo impone.
PETER PERRETT – “The Cleansing”
[Domino]
rock
Ambizioso doppio album composto da 20 canzoni, con le classiche melodie narcotiche e seducenti, il suo timbro di Londra del sud e la sua dinamica rock, ora alleate a un più ampio ventaglio di arrangiamenti musicali. Oltre al suo fidato team Perrett è assistito da una rosa di ospiti stellari tra cui Johnny Marr, Bobby Gillespie e Carlos O’Connell dei Fontaines DC.
QLOWSKI – “The Wound”
[Maple Death]
post-punk
Dream-punk, ritmi propulsivi, pop obliquo e punk oscuro fanno ancora parte del clasico vocabolario, ma la band abbatte i confini con paesaggi sonori nuovi, ballate art-pop, ritmi industriali e funk. L’album è stato registrato a Dublino presso i Sonic Studios da Daniel Fox (Gilla Band), uno dei produttori più innovativi del momento e “The Wound” scorre e rifluisce tra groove sincopati, astrazione e beatitudine, un’opera di contrasto, dark-soft-heavy ma soprattutto euforica. L’aggiunta di drum pad, drum machine, elettronica, pedali analogici e registrazioni sul campo sono parte di questo processo.
TRUST FUND – “Has It Been A While?”
[Tapete Records]
indie-folk
Trust Fund, il progetto musicale del cantautore Ellis Jones, torna quest’anno con il quinto album, “Has It Been A While?”, registrato all’inizio dell’anno a Sheffield dal produttore e amico intimo Joe Mackenzie Todd. Ballate acustiche, chitarra e voce. Scalda il cuore.
GIUNGLA – “Distractions”
[Factory Flaws]
indie-rock
Giungla stessa parla così del disco: “Tutte le canzoni contenute sono state realizzate un po’ alla volta, la sera dopo il lavoro, nei fine settimana, eccetera, quindi in un certo senso tra la vita e le sue “distrazioni”. Sento che le distrazioni prendono troppo spazio nella mia vita (prima fra tutte, ovviamente, il controllo del telefono). Questo disco è dedicato a tutti quei momenti interstiziali in cui finalmente ci si concentra e si fa ciò che si ama fare; nel mio caso: fare musica e possibilmente non guardare uno schermo.
Partendo da una prospettiva e da un approccio live, questo disco semplicemente celebra e cattura alcuni aspetti grezzi della creazione di musica dal vivo, aggiungendo alcuni suoni strani che probabilmente non mettereste in un classico disco di rock alternativo“.
HALEY HEYNDERICKX – “Seed Of A Seed”
[Mama Bird]
indie-folk
L’atteso seguito del full-length di debutto di Heynderickx del 2018, “I Need to Start a Garden”, è stato guidato dal singolo di luglio “Seed of a Seed”. Mentre quella canzone parlava di recuperare il proprio tempo, il succesivo singolo “Foxglove” guarda avanti sognando un futuro tranquillo. I testi di “Seed of a Seed” sono incentrati sui modi in cui ci siamo allontanati dalla natura in un mondo di tecnologia e consumo eccessivo.
GIORGIENESS – “Giorgieness e i Cuori Infranti”
[ADA Music]
indie-rock
Giorgieness racconta: “Mi piace l’idea di costruire un racconto attraverso le canzoni, sono affezionata al concetto di “album” vecchio stile, così do molta importanza alla tracklist perchè permette anche a me di capire cosa è successo mentre scrivevo quei brani e come uno dopo l’altro stanno cercando di dirmi qualcosa. Con questo album voglio dimostrare che la gentilezza e l’amore non sono mai ridicoli, ma potenti. Le relazioni, anche le più complicate, meritano di essere vissute con coraggio. I riferimenti visivi agli anni 2000 e all’adolescenza riflettono proprio questo, un periodo in cui spesso si è più vulnerabili e confusi, ma anche più veri.“
SKILLET – “Revolution”
[Hear It Loud]
rock
Dodicesimo album per la band che, a quanto ci dicono le note stampa, propone il suo caratteristico rock da arena, con assoli di chitarra, riff incalzanti, archi cinematografici e alcuni dei ritornelli più orecchiabili della carriera.
FLOWER FACE – “Girl Prometheus”
[autoproduzione]
indie-folk
La cantautrice goth-folk di Montreal Ruby McKinnon canta d’amore, di pene d’amore. Dopo “The Shark In Your Water” del 2022, album acclamato dalla critica, “Girl Prometheus” presenta undici nuove tracce che, ciascuna a modo suo, celebrano la rinascita di Ruby, tra momenti acustici sussurrati che si intrecciano in composizioni dal taglio più cinematografico, fino ad avere un album tanto personale quanto riconoscibile.
LEAVING TIME – “Angel In The Sand”
[Sunday Drive]
alt-rock
“Angel In The Sand” parla, come ci dicono le note stampa, di mettere da parte la praticità della vita per perseguire le cose banali che danno un senso a se stessi. Accettare e abbracciare l’assurdità e l’infinità dell’esistenza. Molti potrebbero trovare terrore nell’idea di vivere senza uno scopo o un significato chiaro, ma sta a voi crearne uno vostro. Confrontando i granelli di sabbia con gli infiniti atomi nel vuoto che compongono la realtà e cercando di vedere il buono. Un suono pesante, con una base post-hardcore che abbraccia però anche lo shoegaze e l’alt-rock: una dinamica di emozioni contrastanti, pennellate con suoni e melodie variegate.
FIONN REGAN – “O AVALANCHE”
[Nettwerk]
indie-pop-folk
Il suo primo album dopo cinque anni vede gran parte del materiale ispirato dal paesaggio di Maiorca ed è possibile percepire l’energia dell’isola nella musica e nei testi dell’album. Immersivi, evocativi e magici, i testi di Fionn ci trasportano in un luogo quasi ultraterreno. È facile notare, come dicono le note stampa, la correlazione tra l’atmosfera dell’isola e l’emozione pura della musica che danza come le onde del mare.
NEON NIGHTMARE – “Faded Dream”
[Buck Spin]
gothic-rock
Tributo, omaggio, plagio, devozione? Etichettate pure il progetto Neon Nightmare come vi pare, certo che i rimandi ai Type O Negative sono lampanti e per chi ricorda con affetto Peter Steele il disco sarà veramente un tuffo nel passato.
SARAH BLASKO – “I Just Need To Conquer This Mountain”
[MVKA]
indie-pop
Il settimo album di Sarah Blasko, “I Just Need To Conquer This Mountain”, è una riflessione a tarda notte su addii, lutti, nuovi inizi e su un’importante amicizia che è stata alla base della sua infanzia, e trova una delle più venerate cantautrici australiane più riflessiva e più personale che mai.
SCHOOL OF X – “Seventh Heaven”
[Tambourhinoceros]
elettronica
School of X ha cambiato rotta nel bel mezzo della realizzazione del suo nuovo album, ripartendo con rinnovata energia. Dopo un periodo a Palermo, il nuovo materiale è sembrato improvvisamente una ripetizione degli album precedenti, spingendolo a cambiare rotta. Ha deciso di ampliare il suo team e di non produrre più la propria musica. L’album è supportato da una nuova band in studio e il ruolo di produttore è affidato a Søren Buhl Lassen (Lucky Lo, Brimheim). Il nuovo inizio ha permesso a Rasmus di concentrarsi sulla musica e sul songwriting in modo rinnovato, mentre la band ha catturato l’intensa energia live dei concerti degli School of X, incanalando i molti strati della musica in una performance dinamica che bilancia esplosioni ad alta energia con momenti teneri e intimi.
SARAH NEUFELD, RICHARD REED PARRY, REBECCA FOON – “First Sounds”
[One Little Independent]
neoclassica
La collaborazione vede coinvolti per la prima volta la violinista Sarah Neufeld, il polistrumentista Richard Reed Parry e la violoncellista Rebecca Foon. Nove composizioni strumentali a base di improvvisazioni, tra minimalismo cinematografico, sperimentazioni e neoclassica.