Da allora (1999) “Learn To Fly” se la gioca con “Everlong” per il titolo di brano più grande dei Foo Fighters.
Il primo ha dalla sua il fatto di averli catapultati nella stratosfera luccicante del rock’n’roll mondiale, ma tolta quella cosa rimane di “There Is Nothing Left To Lose”, il loro terzo album?
In realtà tanto, o almeno abbastanza per guardare con un po’ di nostalgia a quando Dave Grohl mostrava un equilibrio diverso.
Rimane poi la prima volta di Taylor Hawkins dietro le pelli, rimangono altri due ottimi singoli come “Breakout” e “Next Year”, ancora due (molto) buoni come “Gimme Stitches” e “Stacked Actors” (solo il primo ce l’ha fatta a finire su Greatest Hits, ed è un peccato soprattuto per “Next Year”).
Rimane una qualità di scrittura mediamente da applausi, rimane il fatto che è (comunque) un album perfettamente bilanciato tra volume, energia, divertimento e smarrimento, buono per il macello sotto il palco e allo stesso tempo per l’intimità delle cuffie.
Il precedente “The Colour And The Shape” era stato frutto di sessioni ripetitive e sfiancanti, imposte dal produttore Gil Norton (dal quale sarebbero comunque tornati un decennio più tardi); stavolta Dave Grohl comprò casa in Virginia, dove era cresciuto, ci costruì dentro uno studio e lì i Foo Fighters si trasferirono, si rinchiusero e ne uscirono solo quando soddisfatti.
E quindi più spontaneità, frutto di un’atmosfera familiare rilassante, e molte melodie suggerite dall’ascolto massiccio di tanto soft rock anni ’70 – questo di fondo è “There Is Nothing Left To Lose”.
È uno di quegli album dai quali c’è comunque qualcosa da salvare anche nei momenti in cui il tutto sembra farsi un po’ stantio e ripetitivo, tipo “Live-In Skin” (il modo in cui ondeggia), “Headwires” (l’intro, che in fondo è roba da ELO), o “M.I.A”.” (anche solo perché negli anni a venire una canzone così sarebbe uscita semplicemente peggio).
“Ain’t It The Life” è il momento in cui l’amore di Grohl per i Beatles brilla fino ad abbagliare, “Next Year” stessa è comunque molto inglese.
Certamente “There Is Nothing Left To Lose” non è il disco più elettrizzante dei Foo Fighters, ma – molto semplicemente – il suo fascino rischia di passare in secondo piano perché è l’album di “Learn To Fly”, che peraltro lo trascinò fino a vincere un Grammy.
Pubblicazione: 2 novembre 1999
Genere: alt-rock, post-grunge
Lunghezza: 46:19
Label: Roswell RCA
Produttore: Foo Fighters, Adam Kasper
Tracklist:
- Stacked Actors
- Breakout”
- Learn to Fly
- Gimme Stitches
- Generator”
- Aurora
- Live-In Skin
- Next Year
- Headwires
- Ain’t It the Life
- M.I.A.