Non ripetere se stessi e non aderire ai mille cliché del pop contemporaneo, questa è sempre stata la filosofia dei fratelli Brewis che giunti ormai al nono album a nome Field Music vanno alla ricerca di novità sonore come se avessero bisogno di esplorare i limiti del linguaggio musicale a cui il titolo fa riferimento, visti peraltro in modo positivo come possibilità non come confine.
Undici brani che rappresentano quello che i Field Music sono oggi: architetti del pop alternativo che si muovono agilmente tra chitarre e sintetizzatori, seguendo esclusivamente estro e curiosità cosa che del resto fanno da tempo. Le fonti d’ispirazione sono ormai note: Prince, i Talking Heads a cui si aggiunge Brian Eno, rielaborate con lo stile che i Brewis hanno sviluppato negli anni.
Il singolo “Six Weeks, Nine Wells” e “The Guardian Of Sleep” con il sassofono di Peter Fraser e le tastiere extra affidate a Alexander Brewis rappresentano appieno il nuovo corso: brani dinamici, dalle melodie imprevedibili, in bilico tra art rock e elettro – pop con la tensione che resta alta anche nella title track.
L’ipnotica “Sounds About Right”, “Turn The Hours Away” e la penultima traccia “I Might Be Wrong” sono gli unici momenti di relativa calma in un disco piuttosto ritmato, in cui spiccano le armonie di “Absolutely Negative” e l’incalzante “Curfew In The Square” che come “On The Other Side” riesce a unire il lato più colto e quello più orecchiabile dei Field Music.
Meno immediato e vario nel sound rispetto a “Flat White Moon“, “Limits Of Language” sa regalare momenti interessanti come la coinvolgente “The Waitress Of St Louis” e la conclusiva “Between The Bridges”. Una buona prova dunque per i Brewis Brothers che continuano a proporre arrangiamenti di qualità senza preoccuparsi troppo delle mode passeggere, delle opinioni altrui, del mercato discografico.