“Dance Of Love” di Tucker Zimmerman è un album senza tempo e senza fretta.

Credit: Dirk Leunis

Questo disco sarebbe potuto uscire nel 1970 o nel 2170.

Queste canzoni potrebbero durare due minuti o venti. I pochi secondi di silenzio che separano un brano dall’altro fanno un rumore assordante perché il vero silenzio e la vera pace dello spirito sono dentro la musica e la voce di questi pezzi. Uno dopo l’altro, senza soluzione di continuità.

Siamo seduti sotto il portico, su una vecchia sedia a dondolo e una birra tra le mani. È buio e sentiamo i grilli cantare. Chiudiamo gli occhi e sentiamo il vento sulla pelle. Canzoni sussurrate con grazia e consapevolezza. Dieci gemme grezze e delicate insieme, senza tempo e senza presunzione.

La dolcezza disarmante di “Old Folks of Farmersville” e “Lorelei”. La fresca inerzia che ti accarezza le gambe di “The Idiot’s Maze”. Un uomo e una donna che contemplano la Natura e ci regalano con la loro voce ciò che vedono in “The Seasons”. “Burial At Sea” e “Dont’ Go Crazy” sono ballate morbide, che rollano come un vecchio guscio nel mare. Un piccolo motivo che ti fa muovere la testa quel tanto che basta, questo è “They Don’t Say”. “Leave It On The Porch Outside” è un botta e risposta rauco, scarno ma dolce come il tramonto. Chiude “Nobody Knows” che ti fa tenere il ritmo strisciando i talloni e battendo le mani sulle cosce.

Come si può non amare questo disco? Come si fa a dar torto a David Bowie che adorava questo autore e ai Big Thief che lo venerano?