Non c’è due senza tre. Sotto questa banale, ma non scontata, affermazione si innesta la terza fatica degli October Drift, band britannica da sempre nei nostri radar fin dal debutto. Invero, i ragazzi di Taunton confermano per la terza volta un incredibile talento piazzando probabilmente la loro migliore produzione.

Sin dall’uscita del primo singolo “Demons” – un brano coniato apposta per le arene dal vivo – si comprende come i ragazzi del Somerset non siano voluti scendere a compromessi neppure con questo “Blame The Young”, un disco ancora più fresco e diretto ma anche pieno di spunti di riflessione e introspezione che si riverberano nelle lyrics, a partire proprio dalla title track scelta come opener o di “Don’t Care”, altro potente inno che saprà sorprendere on stage.

Le dodici tracce di “Blame The Young” scorrono in maniera impeccabile senza che una si lasci preferire ad altra in un poliedrico mix di sound che dapprima si mostra nelle note shoegaze, marchio di fabbrica della band, come nella splendida ballata “Everybody Breaks” con un fragoroso crescendo che invece avvolge e cattura nella psichedelica “Hollow”, per giungere poi alla sperimentale “Heal”, dal mood industrial/post-punk.

La compagine del Somerset – formata dal vocalist e frontman Kiran Roy, da Chris Holmes (batteria), Alex Bipsham (basso) e Daniel Young (chitarra) – riesce a catturare l’ascolto di ogni singolo episodio di “Blame The Young”, un disco che giunge sincero ma allo stesso tempo intenso e mostra la sopraggiunta ed inevitabile maturità del gruppo inglese che si riversa sia in note tiratissime, come nel singolo “Tyrannosaurus Wreck”, “alla October Drift” insomma,  o nel  pop rock travolgente di una riuscitissima “Nothing Makes Me Feel (The Way You Do)”, sia in pacati ed emozionanti momenti presenti nella ballad di stampo pop rock di “Wallflower” o nell’orchestrale e toccante finale, anche questa volta shoegaze, di “Not Running Anymore”.

Nel mezzo del full-length si colloca ecco, a parer mio, la perla “Borderline”, un brano potente e dall’ampiezza disarmante che accompagna le note per tutta la durata del pezzo tanto da far venire la pelle d’oca.

Dopo le prove maestre del debutto “Forever Whatever” e del sophomore “I Don’t Belong Anywhere”, gli October Drift aggiungono altre undici bellissime canzoni al loro consolidato repertorio che non può non raggiungere il giusto e meritato successo.