Credit: Cecilia Gatto

Da tempo annotavo, sull’agenda, questo concerto, ma, per un motivo o l’altro, non ero mai riuscito a vedere Trentemoller del vivo, artista eclettico, dalla Danimarca, con una carriera alle spalle quasi ventennale, fatta di ricerca, sperimentazione con qualità sia nella scrittura, sia nella direzione sonora.

Non è un solo producer a proporre il giusto mash up di repertorio con il nuovo disco, ma un vero e proprio collettivo, che assume tutti i crismi della band multi strato con elementi acustici e segmenti digitali che si amalgamano a dovere.

In tour per presentare il l’album appena licenziato, “Dreamweaver“, il settimo in cassaforte, un lavoro che definirei concept, per il magma atmosferico dei brani, un vero e proprio omaggio alla wave dei primi ottanta, quel cosiddetto dream pop, fatto di drum machine, muri di riverbero e voci suadenti.

Un bellissimo disco, che, forse, magari, non avrà delle hit, per scalare chissà cosa, ma un’ottima media di brani, tanto omologati tra loro e un preciso racconto sonoro consequenziale, album da ascoltare, quindi, tutto d’un fiato per comprendere al meglio l’essenza stessa.

E’ il palco B dell’Alcatraz ad ospitare la serata, apertura affidata ad Alessandro Baris, producer e musicista bolognese, già dietro le pelli di Pinhdar e A Toys Orchestra, che, qui, fa un mezz’ora di ambient, elettronica sperimentale con il giusto piglio, inserti vocali di prestigio come quelli di Lee Ranaldo e Lisa Papineau ospiti nel suo disco d’esordio “Sintesi“, uscito un paio di anni fa, riceve applausi.

Subito dopo, in orari puntualissimi, ore 21, il collettivo danese sul palco, dedicando la prima parte alla nuova raccolta, un vero omaggio a quel periodo, anche con un’atmosfera a dir poco perfetta, con luci ad hoc e dei visual di gran gusto, i brani di “Dreamwaver”, rendono ancora di più nella dimensione live, quindi con l’aggiunta di una batteria acustica, penso all’ouverture di “I Give My Tears” e “Behind My Eyes”, o la stessa title track, ma anche alla stupenda “No More Kissing In The Rain”, recuperata, invece, dal disco precedente “Memoria”, che già incanalava il nuovo percorso artistico verso altri lidi, rispetto alle prime cose.

Il live è perfetto e pignolo, come un sound designer impone per attitudine, quando dalla console come un punto di riferimento va a sommare i diversi colori, guidando i collaboratori al seguito, come un direttore d’orchestra.

Vera e propria rodata live band, concerto che fila via e dopo l’abituale e divertente cover dei Raveonettes “Cops on our tail”, arrivano i due bis, con “Miss You” e “Silver Surfer, Ghost Rider Go!!!” capisaldi della prima parte di carriera di Trentemoller, che chiudono un’ora e mezza di show eccellente.

Sicuramente tra i migliori della stagione.