Il sacro e il profano. La virtù e il desiderio. L’ombelico in bella mostra e gli enormi crocifissi appesi alle orecchie e al collo. Nel 1984 il mondo del pop fu sconquassato dall’improvviso successo planetario di una ragazza di ventisei anni con le idee ben chiare su come fare breccia nel cuore del pubblico. Su come trasformare l’ostentazione dei contrasti e la distruzione dei tabù in trampolini di lancio verso la fama. Rendere violabile l’inviolabile: chissà , forse fu proprio questo concetto a convincere la giovane Madonna, prossima alla pubblicazione del suo secondo album, a salire sul palco degli MTV Video Music Awards avvolta in un candido abito da sposa.
L’occasione era ghiotta: promuovere “Like A Virgin”, primo singolo estratto dal lavoro omonimo, davanti a una platea televisiva di milioni di persone. Inutile dirvi che quell’esibizione finì per essere qualcosa di più: fu un evento ai limiti dell’epocale, grazie al quale un’aspirante popstar divenne una leggenda nell’arco di una manciata di minuti.
Non furono tanto le provocanti capriole sul palco a scandalizzare i benpensanti; ma quella brevissima, quasi impercettibile parentesi in cui Madonna simulò un atto di autoerotismo, muovendo avanti e indietro il bacino fasciato nella larghissima gonna di organza. Fu un gesto dall’impatto fortissimo: in un periodo in cui il pop al femminile era ancora un fenomeno marginale, o almeno in secondo piano nei pensieri di un’industria discografica maschilista e fallocentrica, l’immagine discrepante di un’innocente sposina che si masturba ai piedi di una gigantesca torta nuziale venne colta come il massimo dell’impudicizia.
Ma era ben altro: era un messaggio di emancipazione e libertà per milioni di ragazze. Per la Madonna di trentacinque anni fa essere “come una vergine” non significava arrivare illibati al matrimonio; significava semplicemente mantenere inalterata la propria purezza, restare aggrappati ai propri valori di fronte a una società impantanata nella palude del moralismo, sempre troppo pronta a sparare sentenze. Volete essere delle puttane? Volete essere delle sante? Volete essere tutte e due le cose contemporaneamente? O ancora volete infischiarvene di qualsiasi cosa, e seguire il vostro istinto? Siate ciò che volete, e fregatevene dei giudizi.
L’approccio al pop adottato per questo album segue più o meno lo stesso sentiero, lastricato di desiderio di indipendenza e ricerca degli estremi. è musica commerciale, ma non per questo priva di rischi per quanto riguarda arrangiamenti e produzione. Madonna e Nile Rodgers decisero di non sottostare totalmente ai diktat del mainstream, concedendosi qualche piccola licenza e spargendola qua e là . E così, a fare da contorno a una coppia di autentici capolavori del dance-pop anni ’80 (“Material Girl” e “Like A Virgin”), troviamo i beat ossessivi e martellanti di “Angel” e “Over And Over”, le prodezze ritmiche di una “Dress You Up” che, con i suoi sei minuti e venti secondi di durata, viola praticamente ogni regola dell’airplay radiofonico, e la raffinatissima commistione di suoni sintetici e orchestrali che dà risalto alla splendida interpretazione di lady Ciccone nella ballad “Love Don’t Live Here Anymore”.
E non posso certo chiudere questa tanto pedante quanto inutile disamina senza fare almeno un cenno a un brano che probabilmente piace solo a me, ovvero “Shoo-Bee-Doo”. Una canzone che, sin dal titolo, trasuda melassa e sdolcinatezza, raggiungendo il culmine del sentimentalismo con un untuosissimo assolo di sax degno del miglior Kenny G. Una gemma incastonata in un disco in generale non eccelso ma che, a suo modo, ha fatto la storia del pop.
Madonna ““ “Like A Virgin”
Data di pubblicazione: 12 novembre 1984
Tracce: 9
Lunghezza: 43:10
Etichetta: Sire, Warner Bros.
Produttori: Nile Rodgers, Madonna
Tracklist:
1. Material Girl
2. Angel
3. Like A Virgin
4. Over And Over
5. Love Don’t Live Here Anymore
6. Dress You Up
7. Shoo-Bee-Doo
8. Pretender
9. Stay