Mi chiedo per quale motivo questa esordiente band gallese abbia scelto di chiamarsi Baby Schillaci. Che sia una sorta di omaggio al povero Totò Schillaci, il compianto eroe delle Notti Magiche di Italia ’90? O forse il termine in questione ha un qualche oscuro significato nel dialetto parlato nella loro città natale, ovvero Swansea? Magari è solo il cognome di un loro amico di origini italiane. Comunque sia, non ha alcuna importanza. Tutte queste inutilissime domande svaniscono non appena parte la musica travolgente, ultra-energica ed esplosiva prodotta dal quartetto.

I Baby Schillaci mischiano post-punk e noise (con abbondanti spruzzate di alt metal, post-hardcore e grunge) al fine di dar forma a un sound violento ma a suo modo elaborato, con gli aspetti più spigolosi smussati quanto basta a sedurre gli ascoltatori abituati a un indie rock robustissimo in stile Idles – lontano anni luce dal mainstream, certo, ma “catchy” quanto basta per risultare attrattivo e non spaventare chi non è abituato alle sonorità più lerce e abrasive. La band cita artisti del calibro di Nirvana, PiL, Manic Street Preachers, At the Drive-In e Fugazi tra le influenze principali – ma è più che lampante anche il peso della lezione appresa dai Therapy?.

Come il trio di Andy Cairns, infatti, anche i Baby Schillaci amano andarci giù molto pesanti senza mai perdere di vista l’importanza del comparto melodico. Di ritornelli e hook arraffoni capaci di stamparsi in testa ne troviamo a bizzeffe nelle dieci canzoni di “The Soundtrack”, un disco dal grandissimo impatto sonico ma ricco di quelle sfumature – di quei contrasti tra potenza e quiete – necessari a render dinamico e interessante un discorso musicale che spesso sfocia nella pura, irrefrenabile rabbia.

A canzoni incazzatissime e da pogo come “Ultra Hd Happy Face”, “Brainfreeze” e “Kumite” fanno da contrappeso le più articolate “The Anti Suncream League” (irresistibile, con un ritmo incalzante perfetto per le discoteche rock), “Disintegrating Small Talk” (un po’ alla Marilyn Manson con il suo incedere industrial) e “Blunt Force Trauma” (epica e drammatica, una sorta di maestosa semi-ballad giustamente posta a fine album). Nel complesso “The Soundtrack” è un lavoro inaspettatamente convincente: i Baby Schillaci sembrano già avere le idee chiare su dove vogliono andare e le carte in regola per imporsi all’attenzione del grande pubblico.