Chi mi conosce e segue sa bene che diamine di fissa io abbia per i granadini Los Planetas, probabilmente la più importante band indie spagnola dell’ultimo trentennio.
Immaginate che qualcuno si prenda la briga di fare un film sui Verdena, o, che ne so, sugli Afterhours e che suddetta pellicola diventi la candidata nazionale alla corsa per gli Oscar. Questo è più o meno quello che è successo con “Segundo Premio”, che ruba il titolo a una delle canzoni più belle dei Los Planetas, in Spagna.
Il film, che come sottotitolo infatti ha “Esta no es una pelicula sobre Los Planetas”, non riprende a piè pari la storia della band di Granada, anzi la romanza, la stravolge, la inonda di sogni e allucinazioni. La racconta e la smentisce a seconda del personaggio che narra in un dato momento. Le canzoni che vediamo nascere in studio tra Madrid, Granada e New York, sono però proprio quelle di “Una semana en el motor de un autobus” (miglior disco della band noise pop/shoegaze/flamenco insieme a “La leyenda del espacio”), emozionano di brutto e la loro travagliata gestazione è raccontata con dovizia di particolari.
Ho poi trovato fenomenale la gestione dell’effetto nostalgia/retromania (in questo caso del finire degli anni ’90), che non si verifica mediante i soliti filtrini, color grading cazzi e mazzi, ma con un uso di cineprese e stili tipici di quell’epoca. Alla pari della band, la vera protagonista della pellicola è Granada, insieme sacra e sudicia, indissolubilmente legata alla musica da sempre e per sempre.
Formidabile il parco attori, vi basti guardare un video live o un’intervista della band per farvi un’idea del lavoro svolto.