Credit: Luigi De Palma

Seguiamo fin dal primo disco i Linda Collins, collettivo torinese che si sta ritagliando uno spazio importante grazie ai due album usciti per l’etichetta Urtovox – “Tied” (2011) e “Choices” (2024) – con un indie rock dinamico e contaminato da folk e elettronica. Ci siamo fatti raccontare dal chitarrista Alberto Garbero qualcosa di più sul nuovo album e sui progetti futuri della band.

Bentornati, Linda Collins. “Choices” è il vostro secondo album, quali sono state le principali differenze nel modo in cui è nato ed è stato registrato rispetto a “Tied” uscito tre anni fa?
“Choices” è nato in continuità con “Tied”. Dopo aver suonato il primo disco in giro, e promosso il progetto, siamo ritornati in studio, abbiamo allargato la platea delle collaborazioni, abbiamo lavorato sulle canzoni. E’ stato un processo molto spontaneo, abbiamo seguito i brani, cercando di assecondare in maniera naturale le idee partendo dalle bozze; abbiamo incontrato la voce di Benedetta Sotgiu, che è stata parte fondamentale del nostro processo di scrittura e di crescita, e ha rappresentato un po’ la novità rispetto al precedente lavoro.

Anche in questo disco avete collaborato con Jackeyed e Neverwhere, cosa vi ha spinto a sceglierli come collaboratori?
Jackeyed oltre alla voce ci presta anche arrangiamenti, programmazione, composizione, scrittura dei testi. Crediamo che sia un artista davvero eccezionale, collaborare con lui è sempre una scoperta. Neverwhere è una splendida conferma, una voce che per noi completa uno spettro di soluzioni di cui abbiamo bisogno, soprattutto su alcune profondità. Entrambi sono amici, artisti, persone curiose, è stato naturale partecipare alla scrittura del disco con loro: era già successo con “Tied”, succederà ancora.

La voce femminile presente in questi dieci brani è quella di Benedetta Sotgiu. Come vi siete incontrati e quanto è stata importante la sua presenza nello sviluppo delle canzoni?
Grazie a un passaparola (NightrainStudios, nella persona di Luigi Ariemma). Abbiamo iniziato a scriverci, parlandoci in realtàmolto poco, e scambiandoci i takes con continuità. Benedetta è un talento enorme. Non solo nella esecuzione vocale ma anche nella scrittura. E’ recente la pubblicazione del suo lavoro “DynamicTrees” per la NightrainRecords di Luigi Ariemma: è il suo primo disco, notevole per essere un esordio.

Cantate e scrivete i testi in inglese, cosa che molte band italiane facevano ormai diversi anni fa, soprattutto a inizio millennio, oggi molto meno.  Come l’avete deciso?
Non l’abbiamo deciso, ci viene spontaneo così, i nostri riferimenti musicali sono sempre stati vicini a quell’immaginario, e abbastanza distanti dalle produzioni cantate in italiano. Non ci è mai interessato seguire la moda del momento, questo credo che nel bene e nel male sia evidente, spesso per noi un limite commerciale purtroppo.

Il vostro è un sound molto particolare, sofisticato, intimo e melodico allo stesso tempo. A quali band vi siete ispirati mentre stavate registrando l’album?
Abbiamo credo condiviso ascolti comuni di uscite più o meno recenti, come King Hannah, “Forme Complesse” dei FBYC, l’ultimo disco dei Blonde Redhead, Any Other, i vecchi lavori di His Clancyness. Poi ognuno di noi ha i suoi ascolti, come ovvio. Non lavoriamo mai sulla base degli ascolti del momento, tuttavia. Lasciamo che le cose vadano per il loro verso.

Ci raccontate qualcosa di più su “Sunbeams”, la traccia di apertura?
E’ un brano che dal punto di vista strumentale era pronto da tempo. Abbiamo lavorato a posteriori sulla voce, cercando di trovare la giusta misura, e gli incastri. E’ arrivata la quadratura del cerchio grazie a Benedetta, che ha scritto un testo intenso e molto complesso, con sovrapposizioni di voci super interessanti, noi abbiamo semplicemente cercando di arrangiare il brano in termini di scene e sequenze.

La canzone esplora il desiderio di proteggere ed aiutare una persona amata nella difficoltà. Il tunnel è un’allegoria del dolore, sinonimo di un precipizio emotivo nel quale la persona amata sta scivolando. Le ali sono invece il simbolo dell’amore, un mezzo con il quale proviamo ad alleviare la sofferenza dell’altro. Il video è stato realizzato nella sua forma originale addirittura nel 1968 da Enrico Monti, utilizzando una sorta di stop-motion manuale “ante-litteram”, su Super8.

In “Black Roses” con Neverwhere e Benedetta Sotgiu e “Black Roses # 2″ con  Jackeyed viene riproposto lo stesso brano, con un arrangiamento diverso . Come vi è venuta l’idea?
“Black Roses #2″ è un’idea di Jackeyed, che riesce a sorprenderci sempre con le sue invenzioni. Anche su “Tied”, il primo disco, avevamo rivisitato alcuni brani, era un’idea nata quasi per gioco. Ora lavoriamo a una versione di “Choices”, che credo uscirà in digitale, di soli remix dei brani.

“Weapons” invece come è nata?
Come per moltissime canzoni, nasce da quello che non si riesce a dire. Parla di due persone che non si riconoscono più.

Quanto è importante una realtà come sPAZIO211 per voi come collettivo e per la scena torinese in generale?
Per noi Spazio 211, insieme al BlahBlah, è uno dei baluardi rimasti per la scena musicale indipendente. Offrono molto, per chi ha la curiosità di ascoltare. Non è un settore semplice, e ci va impegno e coraggio a portare avanti un progetto che da molti anni milita sul territorio.

L’album è stato accolto bene ed è piaciuto a diversi dei nostri lettori. Avete in programma qualche altra data dal vivo o un tour oltre al concerto dei Blah Blah di Torino in cui avete presentato il disco lo scorso 3 ottobre?
E’ vero, sta avendo un ottimo riscontro da parte della critica. Al momento pianificate abbiamo le seguenti date: il 12 dicembre al Marla di Perugia, il 13 al Vox Club di Jesi, il 14 a Teramo con i nostri amici A Minor Place (Secret Show), poi il 20 dicembre in Radio Rai (Show-Case) e al Glitch di Roma.

Grazie infinite e ancora complimenti per “Choices”.
A voi per l’attenzione, a presto!