Indie-rock e sfumature variegate.

Credit: Daniele Topete

Volendo, potremmo sintetizzare così l’opera nuova di Sophia Regina Allison, conosciuta dai più come Soccer Mommy. La talentuosa musicista statunitense (ma di origini svizzere), infatti, ritorna sul mercato discografico con “Evergreen” – quarto album in studio – che ne mette in evidenza la poliedricità artistica. E se un brano come “Abigail” tutto synth e orecchiabilità strizza più di un occhio ai Cure (sempre siano lodati), “Driver” è un omaggio ai Novanta dei vecchi telefilm e delle colonne sonore in odor di epicità.

Nulla di trascendentale, sia chiaro, ma a ‘sto giro, l’intento – nemmeno tanto velato – della Allison è quello di offrire un prodotto che abbia un piede nel mainstream e l’altro ben ancorato alle proprie radici più intimistiche. E allora brani quali “Dreaming Of Falling” o la stessa “M” rappresentano una sorta di intrigante trade union tra la Soccer Mommy di un tempo e quella dell’ultimo lustro. “Evergreen”, in pratica, è un disco che vuole accontentare ogni palato, rischiando, però, di apparire sin troppo telefonato in alcuni episodi non propriamente riusciti come “Some Sunny Day” e “Thinking Of You”.

Quando la Nostra prova ad alzare un po’ il tiro attraverso le (belle) note di “Anchor”, ci sembra di ritrovare la magia di un tempo (anche se al netto di una luce ben più fioca). Si tratta, però, di un momento meramente episodico rispetto alla strada intrapresa nel disco in questione. Già, perché provando a tirare un po’ le somme, potremmo affermare – in maniera quasi indubitabile – che “Evergreen” appiattisca oltremodo la discografia della cantante originaria di Zurigo. Va da sé, naturalmente, che la sufficienza piena riesca comunque a portarsela a casa, ma si tratta di ordinaria amministrazione per un artista che potrebbe fare decisamente meglio.

In definitiva, dunque, il ritorno di Soccer Mommy si stagna nei mari calmi della comfort-zone musicale, deludendo le aspettative di chi si aspettava una virata un po’ più incisiva. Ripetersi va bene, ma lo spettro della noia è sempre lì, acquattato dietro l’angolo.

Provaci ancora Sophia.