C’è sempre una buona occasione per celebrare il genio di Prince e la sua sconfinata eredità artistica. Questa volta ce la offrono i tipi della Cherry Red Records che, con un corposo cofanetto composto da tre album intitolato “Dearly Beloved – A Prince Songbook“, ci danno la possibilità di riascoltare – e, almeno per quanto riguarda gli episodi più “oscuri” inseriti in scaletta, scoprire – una selezione di ben 52 tracce scritte dall’instancabile polistrumentista di Minneapolis e interpretate da altri artisti.
Che si tratti di brani realizzati appositamente per altri o semplicemente coverizzati – quindi di veri e propri classici princeiani, più o meno simili agli originali – non fa alcuna differenza: nel mucchio troviamo di tutto e di più. Non mancano assenze pesanti (in primis, le celeberrime “I Feel For You” di Chaka Khan e “Nothing Compares 2 U” di Sinéad O’Connor) ma, nel complesso, l’operazione è più che riuscita. Vale la pena quindi immergersi in questo vasto canzoniere per vedere se e quante volte, nel corso degli anni, i “discepoli” si sono rivelati all’altezza del maestro.
MARTIKA
Love… Thy Will Be Done (Single Version) – 1991
Una delle poche hit di Martika, cantante americana che godette di un discreto successo tra la fine degli anni ’80 e i primissimi ’90. Prince scrisse e registrò per lei questa bella ballad dalla fortissima carica spirituale; un bel mix tra synth pop e gospel che raggiunse la Top 10 sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito. La demo originale del brano venne pubblicata in “Originals”, imperdibile compilation postuma pubblicata nel 2019.
SHEENA EASTON
Sugar Walls – 1984
Terzo singolo estratto da “A Private Heaven”, quinto album della popstar scozzese Sheena Easton. La canzone, scritta utilizzando lo pseudonimo Alexander Nevermind, ha tutte le caratteristiche tipiche del Minneapolis Sound. Una buona commistione tra funk sintetico, new wave e pop ingentilita dalla voce sensuale di Easton. Un bel pezzo senza ombra di dubbio, ma sono altre le collaborazioni degne di nota tra Prince e Sheena Easton (“U Got The Look” e “The Arms Of Orion”).
THE BANGLES
Manic Monday (Extended Version) – 1985
Una delle innumerevoli perle pop di Prince, che gentilmente offrì questa canzone alle Bangles che tanto lo avevano colpito con il video di “Hero Takes A Fall”. Pubblicato nel dicembre 1985, il singolo godette di immenso successo ovunque (si segnala un ottimo secondo posto nella Billboard Hot 100) e, ancora oggi, resta uno dei “simboli” del Prince autore per altri.
ANDRE CYMONE
The Dance Electric (Single Version) – 1985
R&B funkeggiante e sintetico, in pieno stile Minneapolis Sound, per il primo singolo estratto dal terzo album solista di André Cymone, bassista nella band di Prince tra il 1979 e il 1981. Un bel ritmo pulsante e “grasso” per una canzone che, da qualche anno, possiamo goderci anche nella versione originale interpretata dal suo autore (la trovate nella versione deluxe di “Purple Rain” pubblicata nel 2017).
PATTI LABELLE
Yo Mister (Single Version) – 1989
Terzo singolo estratto da “Be Yourself”, nono album della leggenda dell’R&B Patti LaBelle pubblicato nel 1989. Nello stesso disco c’è un’altra canzone scritta da Prince, “Love 89”, frutto di una delle tante collaborazioni con Sheena Easton. Brano di gran successo ma non indimenticabile: un soul “duro” e fin troppo sintetico, dal sound tipicamente ’80s, invecchiato maluccio ma impreziosito dall’eccellente prova di Patti LaBelle.
ELISA FIORILLO
Oooh This I Need – 1991
Si tratta di un singolo estratto da “I Am”, secondo album di Elisa Fiorillo, registrato negli studi di Paisley Park e prodotto da Prince. Un pop rock molto soft e raffinato che si avvicina ad alcuni degli episodi più eleganti del Prince fine anni ’80. In alcuni passaggi ricorda “The Ballad Of Dorothy Parker”, ma in una veste meno sintetica e originale. Inutile dire che non siamo a quei livelli di qualità, ma la voce sensuale della One Hit Wonder Elisa Fiorillo lascia il segno.
KID CREOLE & THE COCONUTS
The Sex Of It – 1990
Una canzone divertente, ballabile e molto sexy che Prince regalò ai Kid Creole & The Coconuts in una fase già calante della loro carriera. Un esplosivo e coloratissimo mix tra funk, dance, pop e rap che la band di August Darnell lanciò come singolo apripista per un album che, stando alle informazioni presenti su Wikipedia, smosse le acque solo nelle classifiche olandesi e svizzere.
MONIE LOVE
In A Word Or 2 (Paisley Park Mix) – 1993
Un non indimenticabile brano hip hop che si fa notare quasi solo per le backing vocals di Prince e le sontuose orchestrazioni che si sviluppano attorno alla drum machine e a un basso sintetico, ipnotico e pulsante. Una canzone forse non nelle corde di Monie Love, rapper londinese plurinominata ai Grammy ma sparita dai radar dopo appena due album.
ROSIE GAINES
I Want U (Purple Version) – 1993
Primo singolo estratto da “Closer Than Close”, il terzo album pubblicato dalla cantante californiana Rosie Gaines. Una grandissima voce soul per un’interprete che i fan più esperti di Prince conoscono benissimo, essendo stata corista e membro fisso dei New Power Generation nei primissimi anni ’90.
KENNY ROGERS
You’re My Love – 1986
Volete sentire Prince alle prese con lo yacht rock? E allora ascoltatevi questa “You’re My Love”, ballatona smielata ma per nulla sgradevole scritta utilizzando lo strambo pseudonimo di Joey Coco e assegnata a Kenny Rogers, una leggenda del country che ha più volte flirtato col pop. Un brano di Prince che non ha assolutamente nulla di princeiano (vale la pena recuperare la versione demo da lui interpretata presente in “Originals”).
MICA PARIS
If I Love U 2 Nite (Nellee’s Club U 2 Nite Edit) – 1991
Un R&B conturbante e minimalista, dal gusto tipicamente ’90s, che Prince pensò bene di regalare alla cantante inglese Mica Paris. Terzo singolo estratto dal suo secondo album, “Contribution”, che raccolse un po’ di attenzioni solo in madrepatria, in Australia e negli USA.
LOIS LANE
Sex – 1992
“Sex”, B-side per il maxi-singolo di “Scandalous!” (dalla colonna sonora di “Batman”) pubblicato sul finire del 1989, venne recuperata dalle Loïs Lane nel 1992 e inserita nell’album “Precious”. Questa bella versione, registrata ancora una volta da Prince nel suo regno di Paisley Park, sprizza impudicizia da tutti i pori, forte della sensualissima prova del duo femminile originario di Amsterdam. Un mix “sudatissimo” e maleducato tra funk, pop e hip hop che farà godere i nostalgici dello scratching.
NONA HENDRYX
Baby Go-Go (7″ Alge Mix) – 1987
Un altro brano scritto da Prince utilizzando lo pseudonimo Joey Coco. In questo caso, però, lo stile è inconfondibile. Nona Hendryx, già parte del trio Labelle (dove militava anche Patti LaBelle, di cui abbiamo già parlato), registrò questo bel pezzone funky pop ultra-coinvolgente per il suo quinto album solista, “Female Trouble”, pensando bene di lanciarlo anche come singolo. Senza ottenere grandi riscontri, purtroppo per lei.
PAULA ABDUL
U – 1991
Un guazzabuglio funk, pop e dance, farcito di sample in stile “The Power”, talmente carico di elementi e caotico da non sembrare neanche una canzone finita. In parole povere: paccottiglia novantiana. Paula Abdul, all’epoca una popstar di Serie A (il disco da cui è tratto il pezzo in questione, “Spellbound”, arrivò primo in classifica negli USA) pensò bene di non lanciarlo come singolo. Strano a dirsi, perché Prince ci lavorò sopra per un periodo di tempo incredibilmente lungo; la prima versione di “U”, infatti, risale addirittura al luglio 1979.
BROWNMARK
Shall We Dance? – 1989
Ritmo serrato e atmosfere oscure per questo ottimo brano scritto da Prince e interpretato da Brownmark, pseudonimo utilizzato nei suoi lavori solisti dall’ex bassista dei The Revolution. La canzone venne inserita nel secondo album di Mark Brown, “Good Feeling”, pubblicato dalla prestigiosa Motown. Se siete curiosi, lo trovate usato su Discogs; a quanto pare, sulle piattaforme streaming non ve n’è traccia.
VAN GOGH
Van Gogh – 1998
Un brano, scritto in collaborazione con la cantante Sandra St. Victor, che Prince avrebbe voluto inserire in almeno un paio di suoi dischi (“Emancipation”, l’inedito “Playtime By Versace”) prima di decidere di regalarlo ai Van Gogh, una band composta da musicisti disabili scoperta online. Un brano a forte trazione rock che presenta tutte le caratteristiche del Prince della seconda metà degli anni ’90, ovvero di quel controverso periodo in cui decise di abbandonare il suo nome per farsi chiamare come un simbolo (O(+>). Un pezzo eccessivo, un po’ sconclusionato ma, in fondo in fondo, non sgradevole.
ANA MOURA FEAT. HERBIE HANCOCK
Dream Of Fire – 2012
Frutto della collaborazione tra Prince e Ana Moura, cantante portoghese di fado, “Dream Of Fire” riporta alla mente le atmosfere jazzate, esotiche ed eleganti che troviamo sparse in alcuni degli album prodotti dall’artista di Minneapolis nella prima decade degli anni 2000 (“The Rainbow Children” su tutti). Un brano che merita di essere recuperato anche per la presenza di un ospite di lusso come il leggendario pianista jazz Herbie Hancock.
SHELBY J. FEAT. ANTHONY HAMILTON
North Carolina – 2012
Nei piani originali, “North Carolina” sarebbe dovuto diventare il singolo di lancio per l’album di debutto di Shelby Johnson, corista dal curriculum ricco di prestigiose collaborazioni (Santana, Larry Graham, D’Angelo…). Il disco però non fu mai pubblicato, e questo buon pezzo soul resta l’unico frutto della sua collaborazione in studio con Prince. L’idea di includerlo in “Lotusflow3r”, in una versione cantata dallo stesso Prince, venne accantonata un annetto prima della pubblicazione del triplo album del 2009.
CORINNE BAILEY RAE
I Wanna Be Your Lover – 2011
Non si allontana troppo dall’originale quest’ottima versione di “I Wanna Be Your Lover”, un classicone del Prince prima maniera che Corinne Bailey Rae omaggia in modo molto vivace, leggero e colorato. La cantautrice inglese registrò questo pezzo una decina di anni fa per un EP intitolato “The Love”.
STEPHANIE MILLS
How Come U Don’t Call Me Anymore? – 1983
Una delle B-side più belle di tutti i tempi, reinterpretata da Stephanie Mills appena un anno dopo l’uscita della versione originale. La cover della grande cantante R&B, dalle fortissime tinte soul, venne pubblicata come singolo e riscosse un buon successo negli Stati Uniti. Quasi vent’anni dopo, nel 2002, “How Come U Don’t Call Me Anymore?” tornò a essere una hit nella cover realizzata da Alicia Keys, in una chiave più intima e “pianistica” (quindi non troppo lontana dall’originale princiano).
JONNY LANG
I Am – 1998
Una versione blues rock di “I Am”, brano che Prince passò a Elisa Fiorillo nei primissimi anni ’90. Non troppo tempo dopo, un giovanissimo cantante/chitarrista chiamato Jonny Lang reinterpretò il pezzo spogliandolo delle vesti synth-pop per trasformarlo in qualcosa di molto più elettrico e “ruspante”.
POINTER SISTERS
I Feel For You – 1982
Le Pointer Sisters ripropongono questa perla pop del Prince della prima ora alla loro maniera, senza però allontanarsi troppo dal modello originale. Influenze jazz e raffinate armonizzazioni vocali rendono l’ascolto estremamente piacevole. La versione definitiva di “I Feel For You”, tuttavia, ce la propone nel 1984 la grandissima Chaka Khan.
MELI’SA MORGAN
Do Me Baby (Single Edit) – 1986
Negli Stati Uniti ottenne un grande successo questione versione molto soft e “sbrilluccicosa” di “Do Me Baby”, una sensualissima ballad del Prince più oltraggioso di “Controversy”. Meli’sa Morgan offre un’interpretazione memorabile e ci regala un bel pezzone R&B – tenero e patinato, com’è giusto che sia.
CRYSTAL WATERS
Uptown – 1997
La cantante statunitense Crystal Waters rilegge in chiave simil-house questo pezzo super-funk del giovanissimo Prince, contenuto in uno dei suoi primissimi lavori (“Dirty Mind” del 1980). Una versione decisamente ballabile – potente e ritmata – ma tutt’altro che indimenticabile. Invecchiata male!
VALERIE CARTER
Crazy You – 1998
Nel 1998 Valerie Carter, cantante americana nota per alcune collaborazioni con James Taylor e Jackson Browne, ripesca questa fantastica ballad contenuta nell’esordio di Prince del 1978 per trasformarla in un brano ancor più leggero e raffinato rispetto all’originale, con vaghi richiami alla bossa nova.
TRACES GOSPEL CHOIR
Walk Don’t Walk – 2008
Una bella rilettura gospel di “Walk Don’t Walk”, un brano contenuto nell’album “Diamonds And Pearls” del 1991. Registrata sedici anni fa per il disco tributo “Shockadelica: 50th Anniversary Tribute to the Artist Known as Prince”, è a mio parere nettamente superiore alla non indimenticabile versione originale.
TUESDAY KNIGHT
Why You Wanna Treat Me So Bad? – 1987
Non malaccio ma prescindibile questa versione AOR di “Why You Wanna Treat Me So Bad?”, una delle canzoni più tradizionalmente rock del Prince pre “Purple Rain”. Al microfono troviamo la dimenticatissima Tuesday Knight, cantante/attrice americana ricordata più che altro per un ruolo in “Nightmare 4 – Il non risveglio”.
JOE ROBERTS
Adore (Radio Version) – 1994
Fu una piccola hit in Inghilterra questa cover di “Adore”, una ballad soul incredibilmente bella che Prince registrò per il suo capolavoro “Sign O’ The Times” del 1987. Joe Roberts ci mette il suo portentoso falsetto, ma l’originale è inavvicinabile.
DEBRA HURD
Gotta Broken Heart Again – 1983
Debra Hurd, cantante soul scomparsa prematuramente nel 1994, registrò questa vivacissima versione di “Gotta Broken Heart Again” (l’originale di Prince è su “Dirty Mind”) per il suo primo e unico album pubblicato dalla Geffen nella prima metà degli anni ’80. Apprezzabile la scelta di includere il pezzo in questa corposa compilation: un giusto omaggio a un’artista sfortunata.
PASSION
Gigolos Get Lonely Too (1996 Players Version) – 1996
La rapper Passion fa un buon lavoro nella sua cover di “Gigolos Get Lonely Too”, trasformando la canzone dei Time di Morris Day in un pezzo in bilico tra R&B e hip hop dallo stile inconfondibilmente West Coast. Un brano lento e sensuale che sprizza anni ’90 da tutti i pori.
N’DAMBI
Soft And Wet – 2005
Decisamente riuscita questa versione super-funk di “Soft And Wet”, primo singolo in assoluto pubblicato da un esordiente Prince nella primavera del 1978. Ritmi sincopati e fulminanti parentesi hard rock per una bella sorpresa targata N’Dambi, cantante texana nota nei circuiti R&B, soul e jazz statunitensi. Peccato solo non sia presente né su Spotify, né su YouTube! Un motivo in più per recuperarsi “Dearly Beloved – A Prince Songbook”.
MELLOW MAN ACE FEAT. GEO
Irresistible Bitch – 1999
Alquanto fiacca e noiosa questa versione hip hop di “Irresistibile Bitch”. Senz’anima, al contrario dell’elettrizzante originale che Prince pubblicò nel 1983 come lato B del singolo “Let’s Pretend We’re Married”.
WORKSHY
Damn U – 1999
Il duo inglese Workshy trasforma questa bella e lussureggiante ballad princiana in un elegantissimo brano jazz. La voce calda e sensuale di Chrysta Jones vola alta sulle note di un pianoforte che disegna atmosfere soffici e raffinatissime. Il pezzo funziona benissimo anche così, ridotto all’osso, con un arrangiamento essenziale che pone l’accento sulla nuda melodia.
JORDAN KNIGHT
I Could Never Take The Place Of Your Man – 1999
Siamo alla fine degli anni ’90 e Jordan Knight, ex membro dei New Kids on the Block, se ne esce fuori con una leziosissima versione R&B di “I Could Never Take The Place Of Your Man”, uno dei migliori pezzi rock di Prince. Verrebbe voglia di tornare indietro nel tempo per impedire la pubblicazione di un simile scempio. Un ascolto comunque interessante perché, a parte le melodie principali, il brano è completamente diverso rispetto all’originale.
PRINCESS & STARBREEZE
It’s Gonna Be Lonely – 1987
Questa oscura band funk originaria di Atlanta ebbe il coraggio, nell’ormai lontanissimo 1987, di recuperare la bellissima “It’s Gonna Be Lonely” (perla ingiustamente snobbata del primo Prince) e trasformarla in una lunga e calda ballad soul, interpretata da una voce femminile, che si avvicina all’originale solo nel ritornello poderosamente rock. I primi minuti del pezzo, tra l’altro, sono tutti farina del sacco di Princess & Starbreeze. Di questa canzone esiste anche una cover di Mac DeMarco, registrata poche settimane dopo la morte di Prince in quel maledetto 2016.
BOBBY SPARKS II FEAT. LIZZ WRIGHT
Sometimes It Snows In April – 2022
La cantante Lizz Wright e il tastierista Bobby Sparks II si lanciano in una sfida difficile: reinterpretare quella che è forse la ballad “pura” più bella e commovente di Prince senza mancare di rispetto al suo autore. Atmosfere jazz ed eleganti inserti orchestrali permettono ai due artisti americani di fare ottima figura, ma chiaramente mancano il cuore e l’anima dell’originale. Impossibile, in questo caso, non segnalare la struggente cover di “Sometimes It Snows In April” che D’Angelo interpretò al Jimmy Fallon Show pochi giorni dopo la scomparsa di Prince.
7 HURTZ FEAT. PEACHES & BITCH LAP LAP
Sexy Dancer – 2001
Ha ben poco da spartire con l’originale questa versione electroclash e maleducatissima di “Sexy Dancer” (dal disco “Prince” del 1979), dove troviamo Peaches e Bitch Lap Lap duettare su una base funky/sintetica che sembra cambiare in continuazione. Non propriamente un bel pezzo, ma senza ombra di dubbio strano e interessante.
SHARON JONES & THE DAP-KINGS
Take Me With U – 2009
L’unica cosa che condividono la versione originale di “Take Me With U” (da “Purple Rain” del 1984) e la cover di Sharon Jones & The Dap-Kings è il testo. Le due canzoni non hanno davvero alcun punto in comune: se il pezzo di Prince è squisitamente pop e tenerissimo, quello di Sharon Jones è super-funkeggiante e ruvido. Una “rivoluzione” in salsa soul e R&B che funziona benissimo con il suo tiro festosamente aggressivo e le atmosfere vintage.
HUE & CRY
Sign O’ The Times – 1999
Una bella versione sophisti-pop di una delle canzoni più celebri di Prince, qui trasformata in una gioiosa festa soul/jazz con tanto di sezione fiati. I fratelli Pat e Greg Kane, ovvero le due anime del gruppo scozzese Hue & Cry, sembrano divertirsi un mondo a suonarla. E va bene così.
LAMBCHOP
When You Were Mine – 2017
I Lambchop prendono una delle canzoni più colorate, allegre e spensierate di Prince per trasformarla in una triste ballata alt country che sprizza rassegnazione da ogni singolo poro. La voce di Kurt Wagner esce totalmente stravolta da un massiccio uso di effetti. Un brano interessante nelle intenzioni ma non riuscitissimo nella sostanza.
DEAD OR ALIVE
Pop Life – 1999
Alquanto terrificante questa versione di “Pop Life” registrata dai Dead Or Alive per un album tributo a Prince uscito sul finire dello scorso secolo. Nel pezzo resta l’anima psichedelica, presente anche nella versione originale, diluita però in un guazzabuglio electro nel quale “spicca” la non brillantissima interpretazione del compianto Pete Burns.
ROBYN
Jack U Off – 2006
Una versione honky-tonk per soli piano e voce di “Jack U Off”, uno dei brani più sessualmente espliciti del Prince degli esordi. Robyn sembra spassarsela un mondo in questo brevissimo divertissement che scorre via in maniera leggera e piacevole.
THE DIRTY MONROES
Vibrator – 2003
Una cover in salsa electroclash di “Vibrator”, un pezzo mai pubblicato ufficialmente che Prince scrisse per il secondo album delle Vanity 6. Un brano già di suo avvolto nel mistero, reinterpretato qui da un gruppo del quale non ho trovato praticamente nessuna informazione online. Magari neanche è un gruppo davvero…vai a sapere.
DAYNA KURTZ
Joy In Repetition – 2004
Dayna Kurtz mantiene intatte le atmosfere oscure e decadenti del brano originale per trasformare “Joy In Repetition” in una semi-ballad blues rock molto raffinata e dai toni notturni. La canzone viene ridotta all’osso in quest’arrangiamento simil-jazz dove trova spazio anche un contrabbasso.
MICHELLE MAILHOT
Love 2 The 9’s – 2006
Con non poca sorpresa ho appreso dell’esistenza di una cover di “Love 2 The 9’s”, dimenticatissima perla del Prince dei primi anni ’90. La cantante Michelle Mailhot ci propone una versione non troppo lontana dal pezzo datato 1992, dalle sfumature jazz e priva del lungo special hip hop presente nell’originale, che personalmente mi ha fatto pensare a qualcosa che avrebbero potuto produrre i Manhattan Transfer.
BILAL
How Come U Don’t Call Me Anymore? – 2001
Non ci mette troppa fantasia il buon Bilal nella sua cover di “How Come U Don’t Call Me Anymore?”, ma il risultato è encomiabile. Il pianoforte fa da semplice base ai vocalizzi impossibili del cantautore neo soul di Filadelfia. Una rilettura che è sia un omaggio al suo autore, sia un esercizio di talento da parte dell’interprete. Peccato solo che l’unica versione disponibile su YouTube non sia condivisibile!
SURFEROSA
Controversy – 2008
Stravolgere un vecchio classico funk come “Controversy” sarebbe stato blasfemo. E infatti i Surferosa, band norvegese attiva fino al 2009, rischiarono davvero poco quando decisero di mettersi alla prova con il pezzo contenuto nell’album dallo stesso titolo uscito nel 1981. Aggiunsero giusto qualche sfumatura disco, limitandosi a riprodurre abbastanza bene la vivacità del brano. Buona la prova al microfono della cantante Mariann Thomassen.
MORGAN JAMES
Call My Name – 2014
La cantante statunitense Morgan James ci mette il cuore in questa sontuosa versione di “Call My Name”, una grande ballad soul che Prince registrò per il suo “Musicology” del 2004. Il pezzo parte in una versione quasi minimal, spoglio e intimista, per poi svilupparsi in un crescendo di virtuosismi da parte di James.
JOE STILGOE
Partyman – 2019
Una versione swing di “Partyman”, un brano scritto per la colonna sonora del “Batman” di Tim Burton. Joe Stilgoe lo spoglia della veste funk, ci aggiunge un’intera big band ma il pezzo, in fin dei conti, resto bello scoppiettante come l’originale (che è comunque nettamente superiore).
MACEO PARKER
Other Side Of The Pillow – 2020
La versione originale di “The Other Side Of The Pillow”, contenuta in “The Truth” del 1998, è essenzialmente un blues acustico per soli chitarra e voce. Maceo Parker, leggendario sassofonista soul/funk che per anni ha collaborato con Prince, ci mette un po’ di “polpa” e stravolge totalmente il brano, con l’obiettivo di avvicinarlo alle sonorità vintage dell’R&B più nobile. Un tocco di classe per uno dei pezzi migliori della raccolta.
ANNE MARIE ALMEDAL
Paisley Park – 2008
Nelle mani di Anne Marie Almedal il pop psichedelico e coloratissimo di “Paisley Park” si fa etereo, delicato e leggerissimo. La cantante norvegese trasforma il singolo tratto da “Around The World In A Day” in una soffice carezza dai toni lievi e barocchi. Un bell’esercizio di fantasia, non c’è che dire.
AMANDA PALMER & JHEREK BISCHOFF
Purple Rain – 2016
La cantante/pianista Amanda Palmer (nota ai più per i suoi lavori con i Dresden Dolls) e l’arrangiatore Jherek Bischoff firmano questa maestosa versione orchestrale di “Purple Rain” che supera i dieci minuti di durata perché include, come introduzione, la parte iniziale di “Let’s Go Crazy”. Una cover molto intensa e toccante che i due registrarono nel 2016 per affrontare il lutto di Prince. Tant’è vero che la voce della povera Amanda Palmer sembra sempre e costantemente sul punto di spezzarsi per le lacrime.