Credit: Fabio Campetti

Torna sul mercato anche l’insolita accoppiata formata dal producer italiano Teho Teardo e dell’eccentrico giramondo Blixa Bargeld, non tanto per mancanza di affinità sonora, ma così, ho sempre pensato fosse un incontro particolare di due culture comunque vicine per background ma al tempo stesso distanti, incontro che ha regalato e sta, tuttora, regalando soddisfazioni, tant’è che si è arrivati al terzo capitolo della saga, intitolato con il nome di battesimo dei due protagonisti.

Quindi non si tratta più di un piccolo esperimento estemporaneo, ma almeno dal punto di vista delle pubblicazioni, la cosa si è fatta più seria, superando addirittura il lustro di esistenza.

“Christian e Mauro” arriva a sette anni dall’ultimo EP “Fall”, che poi era il successore del secondo disco “Nerissimo” uscito esattamente l’anno prima.

Chiaramente c’è sempre stato anche un tour promozionale alla release e anche per il terzo disco ufficiale, il tour europeo tocca, ragionevolmente, anche l’Italia, posti piccoli e raccolti per un progetto, che per palati fini, è fatto di ricerca e sperimentazione.

Siamo al Druso di Ranica, locale, che alle, porte di Bergamo, incomincia ad avere una certa storicità alle spalle e un numero indefinito di concerti in cassaforte. Per l’occasione c’è, ma non c’erano dubbi in merito, il pubblico delle grandi occasioni.

Set che incomincia in orari rispettati, intorno alle 21,40 e sarà un’ora e mezza sublime per un live, realmente, fuori categoria, non scopriamo certo oggi un personaggio come Blixa, sicuramente uno dei performer più importanti di sempre, ma a differenza del carrozzone Einsturzende, che sono, ancora oggi, senza se e senza ma, uno dei più importanti collettivi del pianeta, in accoppiata con Teardo porta un risvolto della stessa medaglia decisamente differente, più confidenziale e intimista, ancora più ironico e a portata di mano.

Le canzoni sono bellissime, cantate in tre lingue, con scorribande appunto, anche in un italiano, apparentemente maccheronico, così dipinto in “Mi Scusi”, ma che, alla fine, funziona alla grande, portando quella simpatia inconsueta, che all’apparenza risulta non troppo evidente in un personaggio così.

E’ un signore d’altri tempi, e mi sento di consigliare come non mai questa sua versione, decisamente meno conosciuta e blasonata.

Se poi alle bizzarre filastrocche, a volte malinconiche, a volte surreali, si aggiunge un tessuto sonoro suonato da un quartetto d’archi, più un violoncello solista, quindi un clarinetto basso, che insieme alle trame di Teho Teardo creano qualcosa di meraviglioso alle spalle di una voce straordinaria.

La succitata “Mi Scusi”, l’incredibile “What If?”, l’eccentrica “Dear Carlo” con tanto di siparietto introduttivo o la stessa bellissima “Nirgendheim”, per non citare “I shall Sleep Again” o “Come up and see me”.

Sono tutte eccellenti e tremendamente compiute.

Come detto sopra, dalle parti di qualcosa fuori categoria.