Non è facile picchiare il proprio cuore contro un fottuto muro. Così come non è facile distruggere quel muro che costruiamo pian, piano attorno ai nostri sentimenti, a tutte le nostre fragilità  e debolezze umane. Lo costruiamo, senza rendercene assolutamente conto; iniziamo quando siamo solo dei bambini e continuiamo, imperterriti, per tutta la nostra vita. E poi, alla fine, ci ritroviamo chiusi lì dentro, cerchiamo di invocare l’aiuto e la protezione di qualcuno, che, probabilmente, non ci ascolta neppure: c’è qualcuno là  fuori disposto ad ascoltarci?

“The Wall” è, allo stesso tempo, un dramma collettivo e personale. è il dramma di tutti noi, che cerchiamo di estirpare dai nostri cuori tutte le sofferenze ed i traumi del passato, perchè così facendo crediamo di poter diventare più forti, più insensibili al dolore, più immuni alla delusione. Ma è soprattutto il dramma personale di Pink, la rockstar, l’artista di successo mondiale, il pazzo che cammina da solo sull’altro lato della luna, allo stesso tempo vittima e carnefice.

Pink è l’alter ego di Roger Waters ed in parte anche di Syd Barrett, oltre che essere il protagonista di quest’opera rock che è “The Wall”. La sua è un’infanzia traumatica, caratterizzata dalla perdita del padre durante la II guerra mondiale (i suoi unici ricordi sono legati ad una semplice istantanea nell’album di famiglia, ad un’uniforme scolorita dal tempo ed a qualche gingillo militare), nonchè da una madre troppo asfissiante, presente e premurosa, che non fa altro che trasmettere le proprie insicurezze e le proprie paure a quel bambino eccessivamente sensibile (mamma, pensi che lasceranno cadere la bomba? mamma, devo costruire un muro?) ed infine da un’istituzione scolastica ottusa, che, con i suoi professori frustrati e i loro metodi tirannici e violenti, non fa altro che spersonalizzare i ragazzi, appiattirli e distruggere ogni loro fantasia, ogni barlume di creatività , ogni minima traccia d’amore ed umanità , in maniera tale da costruire dei perfetti automi, gli schiavi del futuro, le pecore, che poi dei dispotici maiali manderanno al macello. Questi individui, questi così detti maestri, riversavano il loro scherno e la loro derisione su qualsiasi cosa facciano i ragazzi, anche se in città  è risaputo che, una volta che faranno ritorno alle loro tristi abitazioni, le loro mogli, grasse e psicopatiche, li picchieranno, fino a ridurre le loro inutili e meschine esistenze in pezzi sempre più piccoli ed insignificanti.

Pink/Roger/Syd inizia, quindi, la sua fuga interiore, si spinge sempre più a fondo nel proprio inconscio, deve poter proteggere i propri sentimenti. Ha così inizio la costruzione di un muro attorno alla propria umanità , mattone dopo mattone, in modo da difenderla dai lupi voraci che vivono nel mondo esterno e che si nutrono delle nostre emozioni, delle nostre debolezze, delle nostre paure. Queste creature non vogliono fare altro che portarci via la nostra umanità ; è necessario, allora, difenderla. Ovviamente, però, il processo di costruzione del muro rende Pink sempre più solo, sempre più alienato, sempre più distante, sempre più strano agli occhi delle persone che si ritengono normali; sempre più pericoloso agli occhi della società , perchè viene considerato un elemento destabilizzante: è un diverso, è un pazzo, è un uomo capace di provare sentimenti e di trasmettere empatia.

La realizzazione del muro continua negli anni, attraverso le altre esperienze traumatiche di colui che ormai non è più un bambino, ma è diventato un artista famoso, un uomo di successo, la cui vita, però, continua ad essere un mix di abbandoni, come la difficile esperienza del divorzio, di difficoltà  a relazionarsi con gli altri, nell’illusione di poter ritrovare l’amore perduto in una giovane groupie o di poter ritrovare la serenità  nei suoi eccessi, nelle continue e disperate fughe nella droga.

Intanto, all’esterno, lo show business, rappresentato dall’insensibile ed avido manager, pretende che lo spettacolo continui ad ogni costo. E così Pink, abbandonato a sè stesso, sotto l’effetto degli stupefacenti, riesce a dare un volto ed un nome a tutte le sue fobie. Piomba in un mondo paranoico dominato da un regime nazista, il cui unico scopo è la massificazione, l’appiattimento degli individui su semplici concetti di odio, intolleranza e violenza.

Chiunque appare diverso, chiunque prova sentimenti ed emozioni, è il nemico da combattere, da sterminare senza alcuna pietà ; è il nemico da deridere e da mettere al muro. Pink viene salvato dall’overdose dal manager, non per amore, ma solo perchè egli deve poter ottemperare ai suoi obblighi nei confronti dello show. L’uomo lo trova in condizioni pietose, ma grazie all’intervento dei medici, Pink viene riportato nel mondo reale. Tutto ciò che accade non è affatto un processo indolore e inconsapevole.

Pink è costretto a sottoporsi, infatti, ad un vero e proprio processo mentale, nel quale ad uno ad uno, come testimoni, si fanno avanti tutti gli attori di questo spettacolo che è la sua esistenza: in primis la madre ansiosa, l’ex moglie esigente, il dispotico maestro di scuola, ognuno con il suo carico di ricordi, di sofferenza e di dolore. Ma solo attraverso l’analisi di queste esperienze passate e non completamente risolte, Pink giungerà  alla sentenza definitiva del giudice Verme: è necessario abbattere il muro, è necessario esporsi ““ nudo ed indifeso ““ ai propri simili. è questo il giudizio di condanna ma, allo stesso tempo, di assoluzione, che si abbatte sull’artista e su tutti noi: cercare di vivere a pieno la propria esistenza, non aver paura delle probabili sofferenze, delle delusioni, degli abbandoni, delle perdite e dei tradimenti.

L’abbattimento di quel muro interiore è, quindi, divenuto il simbolo della liberazione finale, non solo del singolo individuo dalle sue paure e dalle sue angosce, ma di intere popolazioni, di intere nazioni dalle catene di odio ed intolleranza, che ne impediscono la felicità .

Emblematico e storico, da questo punto di vista, il concerto che Roger Waters organizzò nel 1989 a Berlino, in occasione della distruzione del celebre muro, che teneva, non solo la città  di Berlino, ma il mondo intero, in uno stato di paura permanente. Il peso politico del muro non si è esaurito a Berlino, ancora oggi le pozioni di Roger sulla politica estera americana in Medio Oriente, sulla gestione israeliana dei territori occupati, sulle condizioni di vita del popolo palestinese, sono scritte di sangue sul muro.

Qualsiasi popolo imprigionato dall’ennesimo muro di silenzio, di indifferenza e di cemento armato, qualsiasi popolo privato della propria libertà  ed autonomia, qualsiasi popolo costretto a piangere i propri figli, i propri fratelli, i propri amici, i propri mariti, rende, ancora una volta, attuale e viva, nel nostro immaginario, la vicenda esistenziale di Pink. “The Wall” è emblema dell’uomo che tenta, in tutti i modi, di riappropriarsi, con dolore, combattendo le proprie paure, della propria vita e della propria libertà .

Pubblicazione: 30 novembre 1979
Durata: 81:12
Dischi: 2
Tracce: 26
Genere: Art-rock
Etichetta: Harvest/EMI
Produttore: Bob Ezrin, David Gilmour, Roger Waters
Registrazione: dicembre 1978 ““ novembre 1979

1 – In the Flesh? ““ 3:19
2 – The Thin Ice ““ 2:28
3 – Another Brick in the Wall Part 1 ““ 3:10
4 – The Happiest Days of Our Lives ““ 1:50
5 – Another Brick in the Wall Part 2 ““ 3:59
6 – Mother ““ 5:32
7 – Goodbye Blue Sky ““ 2:48
8 – Empty Spaces ““ 2:07
9 – Young Lust ““ 3:31
10 – One of My Turns ““ 3:36
11 – Don’t Leave Me Now ““ 4:16
12 – Another Brick in the Wall Part 3 ““ 1:14
13 – Goodbye Cruel World ““ 1:14
14 – Hey You ““ 4:41
15 – Is There Anybody Out There? ““ 2:40
16 – Nobody Home ““ 3:25
17 – Vera ““ 1:33
18 – Bring the Boys Back Home ““ 0:50
19 – Comfortably Numb ““ 6:49
20 – The Show Must Go On ““ 1:36
21 – In the Flesh ““ 4:16
22 – Run Like Hell ““ 4:22
23 – Waiting for the Worms ““ 3:58
24 – Stop ““ 0:30
25 – The Trial ““ 5:19
26 – Outside the Wall ““ 1:42