Una sorpresa piacevolissima. Una serie che attendevo come il pane sin dal suo annuncio. Un po’ perché con gli 883 comunque ci sono cresciuto, un po’ perché adoro lo storytelling cinematografico e seriale di Sidney Sbilia. La attendevo però non senza timori, perché, diciamocelo, il pericolo vaccata era dietro l’angolo. E invece…

E invece è un piccolo gioiello di nostalgia e purezza.

Ho goduto poi di un metro di giudizio parallelo che mi ha confermato la bontà dell’operazione: mia moglie che, spagnola, non disponeva del background nazionalpopolare che comunque alimenta il godimento del pubblico nostrano. Al netto delle citazioni e apparizioni fiume, da “Non è la Rai” a Fiorello, da Albertino a Maria de Filippi, a lei è arrivata la purezza di una storia di provincia, sogni e concatenazioni improbabili. Raccontata con garbo, dolcezza e nostalgia.

Il piccolo miracolo della serie è far diventare la storia, ampiamente romanzata, di Max e Mauro il veicolo della loro stessa poetica. Quasi come se la serie fosse una loro canzone. E’ poi divertente come la serie li faccia diventare parte integrante della provincia, un tutt’uno con essa, mediante numerose gag nelle quali nessuno sa chi siano per poi identificarli come “quelli di Pavia“.

Nulla di nuovo sul fronte messinscena, molto conforme a diversi prodotti analoghi, tra color grading delicato, canzoni esterne alla produzione della band riconoscibili ed emozionanti. Ma tutto fatto davvero molto bene.

Bravissimissimi tutti gli attori a mantenere un registro tra favola e realtà e succosa tutta la parte che racconta la realizzazione a tentoni del primo disco degli 883.

Se non fanno “Nord, Sud, Ovest, Est” li vado a prendere con la mazza.