Con i suoi due album precedenti Emma Nolde aveva già dimostrato di avere tutte le carte in regola per ritagliarsi un suo spazio, lavori che avevano colpito per maturità, sia il suo esordio “Tocca Terra” che le valse un posto di finalista al premio Tenco che con il successivo “Dormi” che confermava un talento cristallino.

Credit: Lorenzo Stefanini

La ragazza originaria della Toscana dimostra con questo nuovo lavoro di avere tutte le carte in regola per raggiungere il grande pubblico grazie alla sua capacità di esprimere un suono accessibile, certo dalle caratteristiche pop, ma senza però per questo rinunciare a momenti e scelte che denotano una certa qualità a tratti anche coraggiosa.

La stessa qualità la ritroviamo nei testi che, anche quando affrontano i temi super trafficati delle passioni, dubbi e delusioni amorose, risultano comunque essere convincenti e personali.

Appare anche evidente una certa sicurezza che si esprime attraverso un sound che, mantenendo comunque una valenza mainstream, spesso si lascia apprezzare per le scelte ritmiche e di arrangiamento che non appaiono mai banali ma che anzi denotano uno sforzo produttivo riuscito e di gran classe.

Il tutto si traduce in un ascolto piacevole nel quale spiccano alcuni brani che, per scelte musicali e intensità dei testi, sono delle gemme luccicanti in questo traumatico panorama musicale italiano.

Una di queste gemme è sicuramente “Tutto Scorre” che nell’affrontare le incertezze di una storia d’amore mette in evidenza una tendenza che ormai viene messa in atto quasi inconsapevolmente, l’idea che nulla debba essere aggiustato ma semplicemente sostituito ( motore di una legge di mercato figlia del consumismo) si trasfigura in una visione totalizzante che avvolge anche la sfera personale e affettiva, “Tutto Scorre” non ha solo il pregio di avere un testo molto bello ma ha anche una costruzione musicale molto interessante, con un crescendo finale riuscito che rende il brano moderno e una potenziale hit.

La magia si ripete anche con il singolo “Piano piano!” , sezione ritmica con tanto di clap hands coinvolgenti e testo che unisce la voglia di emergere al piacere di farlo con i propri ritmi e tempi alla necessità di stare un passo indietro per salvare i propri spazi, senza per questo rinunciare al piacere di guardare le stelle e in fondo proprio per questo toccarle.

La magia dell’album non si esaurisce in questi due brani, l’intero lavoro è di alto livello mettendo in mostra la possibilità di raggiungere un vasto pubblico senza però rinunciare a portare avanti un discorso musicale di qualità, “Sirene” per esempio è un brano di intensità lirica ed emotiva eccellente, nel brano si parla del peso affettivo genitoriale che può diventare opprimente fino a determinare le scelte personali e a segnare la propria vita fino a trasformarla in un inferno, l’inferno sono gli altri e ti prego non lasciarmi a casa perché non è casa mia, potremmo sintetizzare unendo Sartre e Morrissey.

La ciliegina sulla torta è rappresentata da “Punto di vista”, scritto e cantato con Niccolò Fabi che corona un legame artistico che nasce quando la quindicenne Emma lo ascoltava ammirata e si concretizza oggi con questo splendido brano ad alto tasso emotivo.

Faccio un torto a qualche brano limitandomi a citare “Sconosciuti”, sul tempo che cambia i rapporti, “Intro” un brano che meritava più spazio e importanza senza essere relegato a un ruolo di semplice intro, ma anche gli altri meritano perché l’album scorre che è una delizia anche grazie all’ottimo contributo di Andrea Pachetti che ha affiancato Emma sia come produttore che come coautore di questo album.

Emma Nolde riesce ad essere convincente mantenendo comunque una finestra aperta al mainstream, ha la capacità di esprimere un pop suggestivo e sincero con testi personali che catturano l’attenzione, un ottimo album che è anche una speranza nel desolato panorama pop italiano.