Marco Obertini non ha bisogno di presentazioni, ha svolto egregiamente tutti i ruoli del pianeta musica a supporto della cultura e della divulgazione, già speaker e Direttore Artistico per radio popolare e radio onda d’urto, promoter, manager, DJ seguitissimo nelle notti di club come l’Hexò, il Donne e motori, il Freemuzik, il Vinile45 il Lio bar, la Latteria Molloy, locali diventati culto a livello nazionale, e soprattutto come ama definirsi lui, agitatore musicale, che per oltre due decadi ha portato Brescia in cima ad un’ipotetica playlist italiana, tanto da farla diventare un caposaldo, nonostante la provincia. Poi le cose cambiano e la frattura culturale di questi ultimi anni, ha fatto vacillare chiunque, cambiando radicalmente la cultura per come l’abbiamo sempre conosciuta e percepita, stravolte le abitudini, gli ascolti, i riferimenti, quindi anche Marco ha optato per altre strade, prima di ritornare con un bellissimo progetto chiamato Cafè Tassili, una rassegna con ospiti internazionali, che si nutre di un vero e proprio filo conduttore, kermesse configurata all’interno della programmazione del nuovo Teatro Borsoni, inaugurato lo scorso settembre a Brescia.
Abbiamo colto l’occasione per fare due chiacchiere via mail, ed è un piacere averlo qui (ancora) su IFB.
Ciao Marco, bentrovato e benvenuto, rompiamo subito il ghiaccio, prima di fare un doveroso tuffo per raccontare un passato glorioso e ricco di soddisfazioni, ma partiamo da questa nuova rassegna, che ha già visto le performance di Dominga dei Follakzoid e di mr. Bombino, ma che già nota in agenda quei fuoriclasse dell’Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp, collettivo incredibile, che passerà anche da Brescia, la prossima primavera. Come nasce quest’iniziativa? Il succitato filo conduttore nell’oculata scelta degli ospiti, quindi non so se puoi già spoilerare prossimi ed eventuali eventi? E se ci sarà una programmazione dilatata a tempo indeterminato?
Cafè Tassili nome che mette insieme il Cafè, luogo di incontro occidentale per eccellenza, e Tassili nome che nell’antica lingua berbera indica gli altopiani del deserto del Sahara splendido esempio di territorio extraurbano ed extra continentale, nasce da un progetto che avevo presentato circa 5 anni orsono all’Assessora alla Cultura Laura Castelletti ora Sindaca con delega alla Cultura e che aveva come tratto distintivo l’obiettivo di unire la cultura musicale europea, in primis quella del rock alternativo e dell’elettronica, con la musica “world” proveniente da altri continenti. Un’evoluzione dal mio punto di vista del lavoro culturale svolto nei decenni precedenti. Questa primavera ho incontrato Gianmario Bandera e Giacomo Brambilla rispettivamente Direttore e Responsabile Esecutivo del Centro Teatrale Bresciano e Paolo Bignamini regista e curatore della prima stagione del nascente Teatro Borsoni ed anche loro hanno trovato la mia idea interessante per il Teatro e così insieme l’abbiamo fatta diventare una realtà nell’ottica lungimirante di una Brescia dalle aspirazioni europee. Bombino e i Gemini Blue l’hanno inaugurata alla grande. Non spoilero i prossimi step che saranno raccolti tra marzo e maggio ma confermo la presenza dell’OTPMD e ti anticipo che a gennaio partirà un contest per band residenti nel bresciano, che propongono o hanno intenzione di proporre per il futuro un sound meticcio. Le band selezionate andranno ad aprire i concerti delle band headliner di Cafè Tassili come hanno già fatto i Gemini Blue con Bombino.
Carriera la tua, che ha superato tre decadi di militanza nella cultura bresciana e non solo, dando come detto sopra, un grande contributo a portare Brescia ai piani alti, se hai voglia di raccontarci un pò le fasi principali di un percorso importante, partito negli anni novanta da Radio Popolare.
Le fasi salienti sono state due: tanta sofferenza per la mancanza di proposte cittadine che soddisfacessero la mia necessità di musica e tanto tenace lavoro per cercare di colmare questo vuoto interiore e cittadino. Il mio percorso è stato dettato da una sorta di vocazione e dalla convinzione che Le cose possono sempre cambiare a patto di avere le idee ed una visione nitida di come devono cambiare. Sicuramente la radio è stato il primo tassello importante di questo percorso, poi l’Hexò ed il Donne Motori, ma ho sempre lavorato sull’idea che la diffusione di una cultura scaturisca dall’interazione di molteplici fattori e per cui ho sempre cercato di generare stimoli piuttosto che ritagliarmi il mio giardinetto limitandomi a coltivarlo Da qui l’ auto-definizione di “Agitatore Culturale“. I cambiamenti sono frutto di aperture e non di chiusure, è necessario mettere e mettersi in discussione per cambiare se stessi e di conseguenza almeno il poprio mondo. E’ evidente e preoccupante che l’Italia, e direi in generale il mondo tutto, vadano nella direzione contraria.
Centinaia di concerti e decine di rassegne organizzati in tanti anni, sicuramente ci saranno ricordi significativi legati ad alcuni artisti internazionali scelti anche con lungimiranza, cosa ripetuta, allo stesso modo, tra gli italiani in rampa di lancio, che sei riuscito a portare in una città come Brescia, molti di loro me li ricordo, ma vorrei che ne citassi alcuni come fiore all’occhiello.
Più che di avere fatto suonare una band piuttosto che un’altra sono soddisfatto di aver contribuito a creare spazi sonori anche internazionali in una città estremamente chiusa e provinciale anche se ad onor del vero dotata di un underground molto vivace e creativo. Ho sempre sottolineato che organizzare concerti con i soldi è relativamente semplice, il complicato sta nel far suonare musicisti prima che diventino famosi o mediamente famosi con qualche centinaio di euro di budget a disposizione e magari la pistola del proprietario del locale puntata alla tempia. Calcutta, Tiromancino, Motta, Il Genio, Calibro35, Zen Circus, Marta Sui Tubi, Scisma, Subsonica, Bluvertigo, Cristina Donà, Le Luci delle Centrale Elettrica, Andrea Laszlo De Simone, Offlaga Disco Pax, FASK, One Dimensional Man, Il Teatro degli Orrori, i Cani sono alcuni degli artisti fissati in tempi non sospetti. Poi ci sono gli artisti della mia formazione musicale, Damo Suzuki, Laetitia Sadier, Momus, Adam Franklin degli Swervedriver, i Lali Puna, i Notwist ed i Trans Am. Affettivamente sono molto legato alle band emiliano romagnole, Julie’s Haircut, Massimo Volume, Offlaga D.P, GDM, talvolta con alcuni di loro ci siamo abbandonati a razzie di gnocco fritto e tigelle nelle colline emiliane. La lista è lunga e includerebbe anche diverse band bresciane ma ripeto la soddisfazione più grande è stata il veder crescere questi luoghi di diffusione musicale in cui nessuno all’inizio credeva e la città con loro.
Hai svolto anche il ruolo di manager, sicuramente anticipando i tempi di tanti colleghi, magari anche inaspettatamente, mi riferisco soprattutto all’esperienza al fianco de Il Genio, primissimo esperimento di progetto underground diventato virale e di collocazione mainstream (Oggi all’ordine del giorno) ma in tempi antesignani e pre social, fu un evento significativo, ci racconti come hai vissuto quell’esperienza? Quindi un ricordo di quello che è stata per te l’avventura di Circolo forestieri, etichetta, management, booking, che hai portato avanti sul finire degli anni zero .
De Il Genio non ero il manager ma il booking manager. Ho organizzato il tour del loro primo album che dividerei in prima e dopo il successo di “Pop Porno”. E’ stato come lavorare su due band e due tour completamente diversi. Circolo Forestieri è stata una grande esperienza DIY, era un’etichetta, un booking ed una sorta di pre management il tutto con una sana e genuina attitudine punk. Tony Wilson avrebbe apprezzato. Rimango orgoglioso del lavoro svolto in quel periodo, mi chiamavano da tutta Italia per chiedere una band a caso del mio roster, sapevano che gli avrei mandato una delle migliori Party Band Italiane.
Ricollegandomi alla premessa, mi piacerebbe avere la tua opinione su questa frattura sonora che si è verificata nelle scelte delle nuove generazioni, di fatto totalmente svincolate dalle precedenti, che, invece, andando a ritroso, si erano sempre passati un ipotetico testimone musicale, l’ascesa della scena urban, fenomeno totalizzante prettamente italiano (dato che in UK, il rap convive egregiamente con gli altri generi, e vedere una band come i Mogwai arrivare, nemmeno così inaspettatamente, in cima alla classifica di vendita, ci fa capire molte cose).
Hai detto bene è cambiato il paradigma della musica e nulla è stato più come prima. Trovi tutto gratis su internet oppure costruito a tavolino dai team dei talent e delle grandi label. La ricerca musicale ha perso di valore ed il distinguersi dagli altri è snobbato dalle nuove generazioni che ambiscono piuttosto ad omologarsi ai canoni estetici dominanti per lo più di matrice statunitense. Credo sia un mutamento in linea con un mondo che è cambiato troppo velocemente frantumando i valori su cui era fondato e sostituendoli con logiche meramente commerciali.Detto questo bisogna sottolineare che all’estero la proposta musicale e molto più variegata e stimolante rispetto a quella italiana ed i generi giovanilistici come la trap hanno degli interpreti di grande spessore artistico . L’italia riesce sempre ad incarnare la versione più slavata e adolescenziale di queste nuove tendenze. Credo fermamente sia giunto il momento che le istituzioni intervengano supportando coloro che lavorano, e sono tanti, per valorizzare gli aspetti artistico/culturali della musica e aggiungo che vengano riconosciute anche le professionalità di un settore che continua a non esistere. Mi hai presentato come una figura cardine di una scena musicale riconosciuta in tutta Italia, credi che questo lavoro svolto per la città mi verrà mai concretamente riconosciuto? E non mi riferisco a gratificazioni di tipo economico. È altresì evidente che la Brescia culturale nell’ultimo decennio abbia fatto passi da gigante. Un Cafè Tassili al Teatro Borsoni, insieme a tante altre iniziative musicali e culturali che ravvivano quasi quotidianamente la città, ne sono un esempio lampante, come è altrettanto evidente che ci sia ancora molto ma molto da fare. La sfida nei prossimi anni sarà tra un cambiamento europeista, sinceramente innovatore ed un provincialissimo cambiamento gattopardesco.
Decine di concerti organizzati, ma decine, anzi forse più corretto dire, centinaia di djset, la storia del donne e motori (locale che ha, poi, conosciuto una seconda vita con il moniker di Vinile 45), per chi l’ha vissuta, rimane un’esperienza mistica e surreale, ma mi piacerebbe che ci raccontassi più di un aneddoto di tutti questi anni in trincea…
Ti rimando al libro che sto scrivendo. 😉
Un percorso ricco di soddisfazioni, che come tutte le cose, sicuramente porta in dote qualche rimpianto o passaggio a vuoto, se c’è qualcosa, che vorresti sottolineare, che non rifaresti, e se c’è, appunto, più che un rimpianto, un’occasione mancata, che, all’interno di una carriera così lunga, poteva essere qualcos’altro.
Ho sbagliato poco forse pochissimo sul versante artistico e molto su quello umano ma sono sempre stato consapevole dei rischi a cui mi esponevo. Torniamo al discorso di prima se vuoi fare qualcosa di importante devi prenderti dei rischi. La musica in Italia non è regolamentata da una seria riforma del settore e questo espone chi ci lavora al precariato, allo sfruttamento del lavoro e, aspetto ancora peggiore, allo sfruttamento delle idee. In questo mare torbido i pescecani ci sguazzano che è un piacere.
Domanda conclusiva, che mi piace sempre, che, fatta ad un collezionista di supporti fisici, è pura utopia, a cui è, probabilmente, quasi impossibile rispondere, quali sono i tuoi cinque dischi da isola deserta e per concludere, i tre brani più importanti, che hanno marchiato a fuoco i tuoi dj set.
Impossibile rispondere ad entrambe le domande. Qui ne trovi 10 che avevo selezionato in una precedente chiacchierata sempre su IFB nel 2017, ma se mi trasferisco su un’altra isola deserta porto anche Suicide – “Suicide”, Sleaford Mods – “Divide and Exit”, The Smiths – “Hatful of Hollow” (questo non mancherà mai), The Fall – “The Franz Experiment”, Caetano Veloso – “Transa” e “CAN” – “Ege Bamyasi”. I 3 brani più importanti sono molti di più, almeno una dozzina, ahimè inflazionati nel corso degli anni dall’arrivo di internet/shazam e delle serate “The Best Of” di cui il Party antesignano è stato il il ’20 Yearsinonenight’, lascio quindi a chi ha frequentato le notti bresciane l’onere ed il piacere di ricordare il proprio brano simbolo…