Esordio sulla lunga distanza incantevole quello di Ginevra Battaglia in arte Guinevere che dopo l’EP “Running In Circles” pubblica un primo album estremamente valido, in equilibrio tra folk, rock e jazz con un sound moderno e personale. Temi come la salute mentale, lutti inattesi e dolorosi, costellano canzoni delicate, forti nella loro fragilità, nella capacità di affrontare argomenti complessi con empatia e onestà.
Bon Iver, Kings of Convenience, Japanese Breakfast, Erika de Casier sono artisti con cui Guinevere ha condiviso il palco e rappresentano anche le principali fonti d’ispirazione di “To All The Lost Souls” che fin dal titolo rivela la volontà di chiamare a raccolta quelle anime perse a cui si rivolge in modo particolare.
Jazz e folk dicevamo e se ne sente l’influenza in “Little Blue Gin”, nel minimalismo a cappella di “A Message” e in “I Need A Glass Of Water”. Arrangiamenti complessi sempre ben orchestrati con notevole uso di chitarre shoegaze, degli archi (in “Wintersick” ad esempio) e un’anima più rock che emerge in “Unravel” e “Everybody Dies” che ricordano la Soccer Mommy più viscerale.
Magnetica la voce di Guinevere quando sceglie gli arpeggi della chitarra acustica di Damon Arabsolgar per comunicare emozioni privatissime e universali in “Letters From A Body” e “Rough Skin” o “Generational Fear” che arriva a sfiorare l’R&B . Storie di grande sofferenza che donano a “To All The Lost Souls” un’intensità profonda, evidente anche in una ballata al pianoforte come “Sorry” o in “Restless Fleshes” storia di una generazione che ha perso il controllo.
Atmosfera cinematografica quella di “The Equilibrist”, “uno dei brani più matti che abbia mai scritto” rivela l’artista raccontando di una serata estiva passata a suonare con l’amico Stefano sperimentando accordi storti, dolci e tristi tra cambi di ritmo e voglia di osare. Speranzosa e piena di luce suona “Be Like A Spider – She Said” altro racconto di amicizia e sorellanza.
Sentimenti che diventano dolore puro in “Per Andrea, Per Sempre” ultimo saluto a un amico scomparso, “un atto psicomagico alla Jodorowski” con sassofono e percussioni. Raramente capita di ascoltare un’opera prima così matura e musicalmente ricca, articolata in quindici brani senza cali di tensione. Guinevere supera la prova d’esordio a pieni voti, confermando di essere uno dei nomi nuovi più interessanti emersi quest’anno.